Riace, arriva la sentenza per Mimmo Lucano

    Sette ore di camera di consiglio e quattro giorni di udienza preliminare hanno portato al rinvio a giudizio di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, più altri 26 indagati, compresa la compagna di Lucano Tesfahun Lemlem, in ambito dell’inchiesta denominata ‘Xenia’. Il sindaco è accusato di di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed abuso d’ufficio. La decisione è stata letta dal Gup del Tribunale di Locri, Amelia Monteleone, la prima udienza è fissata per il prossimo 11 giugno. L’avvocato di Lucano e della compagna Lemlem aveva chiesto il non luogo a procedere per i due indagati. Nessuno degli imputati era in aula, come già successo nelle quattro giornate preliminari.  

    Mimmo Lucano: “La verità si farà luce da sola” 

    Subito dopo la sentenza sono arrivate le parole del sindaco di Riace Mimmo Lucano: “Sono senza parole. Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a Roma non vale a Locri. Ma vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola”. Prima gli arresti domiciliari, emessi lo scorso 2 ottobre, ora il rinvio al giudizio per il sindaco di Riace, paese diventato modello d’integrazione e accoglienza ora coinvolto nell’ambito dell’inchiesta ‘Xenia’. L’impianto accusatorio che va dall’associazione a delinquere alla malversazione, non era stato accolto dal Gip Domenico Di Croce, che anzi aveva smontato ogni ipotesi di accusa anche con parole pesanti: “A Riace – si leggeva nel provvedimento – nonostante una gestione assai disordinata della rendicontazione dei fondi, i servizi sono stati sempre erogati, nessuno ha messo in tasca in centesimo e non ci sono stati illeciti”. La Suprema Corte aveva poi smontato ogni accusa con parole chiare: “A Riace non ci sono state né ruberie, né truffe, né matrimoni di comodo. Il contestato appalto per la differenziata, assegnato dal Comune di Riace a due cooperative del paese che impiegavano italiani e migranti, è stato gestito in modo assolutamente regolare. È la legge a prevedere la possibilità di affidamento diretto a cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria”, concludeva la nota.