ROMA – DUE DETENUTI SEGANO LE SBARRE E SI CALANO CON LE LENZUOLA: SCANDALO NEL CARCERE DI REBIBBIA

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    E’ successo ieri, intorno alle 18.30, nel reparto G11 del Nuovo Complesso del carcere romano, sede, tra l’altro, da qualche mese, dell’aula bunker per il processo di Mafia Capitale. I due detenuti sono romeni, Florin Mihai Diaconescu, 28 anni, e Catalin Ciobanu, 36 anni. Il primo è stato condannato, in via non definitiva, per omicidio. Il secondo ha una condanna definitiva per rapina, legata in particolare a rapine in villa, con fine pena nel 2021. I due sono riusciti ad eludere la sorveglianza ed hanno segato le sbarre calandosi, poi, con delle lenzuola legate tra loro. A questo punto, hanno scavalcato la recinzione di protezione e superato anche il muro di cinta di Rebibbia, trovandosi così, in strada lungo via Tiburtina. Gli identikit dei due sono stati diramati a tutte le unità. Intanto i difensori dei due detenuti hanno lanciato un appello: “Consegnatevi all’autorità giudiziaria e ponete fine alla vostra fuga”. “Spero che Diaconescu si metta presto a disposizione delle autorità e delle forze dell’ordine – dichiara l’avvocato Cristiano Brunelli -. Negli ultimi giorni era molto agitato per un residuo di pena che era arrivato, di ulteriori 2 anni e mezzo, ma non immaginavo una decisione simile”. Discorso identico dell’avvocato Andrea Palmiero, difensore di Ciobanu che ha invitato il cliente a “costituirsi per dimostrare la propria innocenza, non è certo questo il modo per farlo. Si deve costituire urgentemente visto che abbiamo ancora la possibilità di dimostrare la sua innocenza nel processo che lo vede accusato di sequestro di personale e morte come conseguenza non voluta”. L’uomo è coinvolto nella morte di un commerciante egiziano, vittima di estorsioni, prelevato da casa e deceduto per infarto nel 2013. Duro il segretario aggiunto Massimo Costantino che ha sottolineato l’esubero dei detenuti nel complesso al fronte del poco personale penitenziario: “Il personale in servizio di Polizia Penitenziaria nei 14 Istituti Penitenziari della regione Lazio risulta essere sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti, dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista. Quando è avvenuta l’evasione, nel reparto in cui erano detenuti i due soggetti evasi, c’erano di guardia solo due agenti per complessivi 150 detenuti e che i sistemi di sicurezza del carcere di Rebibbia sono fuori uso da tempo”. Il Sappe rivolge il proprio ‘grido disperato’ al ministro della Giustizia Andrea Orlando, al premier Renzi e al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, perché tutti insieme affrontino i problemi di organico. “Avevamo chiesto che nella legge di stabilità si anticipasse dal 2018 al 2016 il turn over di 800 agenti: ci hanno bocciato l’emendamento – osserva Capece -. Il corpo di polizia penitenziaria ha complessivamente settemila unità in meno del dovuto. Ogni anno perdiamo circa 1.300 unità per gli agenti che vanno in pensione. Inoltre pesa anche l’età e in tanti reparti molti agenti sono ormai in là con gli anni: sarebbe indispensabile un ricambio per garantire migliore sicurezza delle carceri”.

    D.T.