Trump: emergenza umanitaria, il Congresso faccia il Muro

    Una crisi umanitaria e rischi per la sicurezza nazionale ai confini: questo è ciò che prospetta il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel suo discorso agli americani, chiedendo “quanto sangue dovrà ancora scorrere” prima che il Congresso si decida ad intervenire. Il presidente chiede, nello specifico, 5,7 miliardi di dollari per la costruzione del muro sul confine messicano, per arginare “criminali, bande, trafficanti di esseri umani”.

    Trump ha rifiutato di firmare la legge di bilancio – causando una paralisi parziale dell’amministrazione federale per 18 giorni – se non ci saranno i fondi per la barriera di confine. “L’unica soluzione – afferma il presidente – è che i democratici votino per una legge che difenda i nostri confini e riapra i servizi pubblici”. In pieno prime time, il discorso presidenziale ha i toni solenni solitamente utilizzati nei casi più drammatici, come in caso di calamità naturali o guerre in atto.

    Il tema rilanciato da Trump è stato il suo cavallo di battaglia della campagna per la nomina repubblicana del 2015. Il Muro, simbolo della sua politica restrittiva sull’immigrazione, è una delle promesse a cui il repubblicano di base è più legato, ma è rimasto inapplicabile. I due leader parlamentari di sinistra, Nancy Pelosi (Camera) e Chuck Schumer (Senato) gli hanno risposto. “Il presidente la smetta di tenere in ostaggio il popolo americano, quella crisi al confine la sta creando lui, che riapra i servizi pubblici”, ha detto il presidente della Camera dei Deputati, dove i democratici hanno riacquistato la maggioranza.

    Trump ha citato le statistiche e elencato i singoli casi di crimini commessi da immigrati illegali. “Il Muro non è immorale, come dice l’opposizione, l’unica cosa non etica sono i politici che non fanno nulla e lasciano morire vittime innocenti”. Ha descritto il confine meridionale degli Stati Uniti come un “oleodotto delle droghe”. Ha chiamato “quei politici che hanno alte mura intorno alle loro case (riferendosi alla famiglia Obama, ndr), non perché odiano quelli che sono fuori, ma perché amano quelli dentro”.

    Giovedì Trump visiterà il confine messicano, per mantenere alta la tensione. Sarà anche l’occasione per portare solidarietà agli agenti di frontiera, costretti a lavorare per la terza settimana senza ricevere il loro stipendio. Niente nel discorso di stasera – o nelle reazioni dei democratici – sembra indicare un barlume per risolvere la paralisi sul bilancio e fermare la chiusura della pubblica amministrazione.

    L’opinione pubblica sembra incolpare soprattutto il presidente per l’impasse, il 51% degli intervistati in un campione Ipsos-Reuters pensa che la persona responsabile della chiusura sia Trump. Eppure sulla questione dell’immigrazione, l’opinione pubblica è più favorevole al presidente. Una maggioranza relativa del 42% – nel sondaggio di Politico – concorda con lui sul fatto che c’è un’emergenza alla frontiera.