16 marzo 1978: Aldo Moro, l’attacco allo Stato

    Era il 16 marzo 1978. Sono passati quarant’anni ma il ricordo è indelebile. Erano le 9.00 di mattina di un giovedì.
    Accadeva qualcosa di inaudito, inaccettabile, orrendo e pericoloso. La deriva di una fase politica acuita da ogni latitudine ideologica ed operativa, sfociata nella violenza e nella operatività anti stato, produceva l’attacco al cuore dello Stato da parte delle Brigate Rosse, con il rapimento del presidente della Dc Aldo Moro in via Fani.
    Cinque gli uomini della scorta trucidati per rapire lo statista, poi ’processato’ nel carcere del popolo e infine ucciso il 9 maggio, dopo 55 giorni di prigionia.
    Chi era Aldo Moro?
    Nato a Maglie, nella provincia leccese, il 23 settembre del 1916, Aldo Moro ottiene a soli 25 anni la libera docenza a Bari, insegnando Filosofia del diritto. Nel ’42 entra nella Dc, fondata da De Gasperi in clandestinità: con lui i giovani della ’seconda generazione’, la futura classe dirigente della prima repubblica, tra questi Fanfani, Dossetti, La Pira, Andreotti, Taviani, Rumor. Finita la guerra viene eletto nella Costituente, scelto dal partito per la ’Commissione dei 75’, che elaborerà le norme fondamentali della carta costituzionale. Suoi i contributi relativi agli articoli dei ’diritti e doveri dei cittadini’, lavorando a fianco di Tupini e Togliatti, tra gli altri.
    Nel ’59, tramontata la stagione del centrismo, è segretario dello scudo crociato. Battuto Fanfani, l’altro ’cavallo di razza della dc’, Moro si prepara alla stagione dell’apertura al Psi di Nenni e al nuovo centrosinistra. Tra i primi a dire no all’allargamento alla sinistra parte delle gerarchie vaticane. Giovanni XXIII si mantiene cauto, ma i cardinali Siri e Ottaviani non risparmiano critiche a Moro, parlando dei socialisti come di ’novelli anticristi’. Moro tira dritto e risponde che “la democrazia cristiana non è un partito cattolico, ma di cattolici che operano in politica”.