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Regioni ‘colorate’: la protesta dei governatori ‘rossi’, e le denunce di quelli ‘gialli’ contro il governo

All’indomani della presentazione delle misure restrittive inserite nel nuovo Dpcm, è un coro di proteste da parte dei governatori italiani. Ma è uno sfogo, comprensibile, che lega soprattutto i presidenti delle Regioni chiamate a chiudere, in quanto definite ‘zone rosse’: ovvero la Lombardia, il Piemonte, la Valle d’Aosta, e la Calabria.

Tuttavia, come vedremo, anche altri presidenti hanno manifestato dubbi e perplessità, così come, i cittadini stessi. Del resto, ci domandiamo, è ‘paritario’ inserire località tuto sommato meno toccate dai contagi (come Basilicata ed Umbria), nello stesso elenco nel quale compare anche il Lazio? Il Cts ha spiegato di aver valutato dopo aver capillarmente esaminato i valori di 21 parametri, usati per classificare lo stato di ciascuna regione.

Fontana (Lombardia): “Le nostre richieste non sono state prese in considerazione”

Come da previsioni, il governatore Fontana è il primo dei rappresentanti delle zone definite dall’ultimo Dpcm ‘rosse’, a commentare non senza polemiche tale decisione. Forse non ricorda quando, la cosa primavera, è stato ‘graziato’ dal governo, ricevendo l’ok a riaprire la sua regione, quando i numeri avrebbero invece raccomandato ancora qualche giorno di stop. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia non sono state neppure prese in considerazione – denuncia risentito –  Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”.

Cirio (Piemonte): “Il governo spieghi la logica di queste scelte”

Ad esempio, dalla sua pagina Facebook, Alberto Cirio, presidente del Piemonte, scrive che ”Questa notte non ho dormito. Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili. Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte“.

Spirlì (Calabria): “Così ammazzano la regione, la gente morirà di fame”

Dal canto suo Nino Spirlì, chiamato a rivestire le funzioni di governatore della Calabria, intervenendo a La7 ha lamentato che ”Il governo è rimasto sordo a qualsiasi sollecitazione da parte nostra. Ho tentato inutilmente di evitare questa inutile decisione – ha rimarcato – che ammazzerà la regione. La gente creperà di fame”.

Musumeci (Sicilia): “Un pericoloso centralismo che mortifica le autonomie”

Come dicevamo, ‘l’assegnazione dei colori’ non ha trovato d’accordo anche i presidenti di altre Regioni risparmiate dal ‘rosso’, come nel caso di Sicilia e Campania.

Nello Musumeci, parlando della sua Sicilia, lamenta ad esempio che “Ci hanno imposto la zona arancione. E’ un provvedimento unilaterale, non concordato. E a molti appare dettato più da motivazioni politiche che scientifiche. L’autonomia in questi giorni è in vacanza. Per il governo centrale lo è da un pezzo. Gli episodi sono tali e tanti da farmi convincere sempre più del fatto che siamo di fronte a un pericoloso ritorno al centralismo romano che tende a mortificare e avvilire le autonomie regionali”. Musumeci è un fiume in piena, e non si fa pregare nello snocciolare dati e numeri: “Speranza sostiene che la valutazione non può essere fatta su un dato giornaliero ma su una media nel recente periodo – replica il governatore siculo – Un dato su tutti? Oggi la Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi, la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila. Vogliamo parlare del Lazio? Ricovera oggi 2.317 positivi a fronte dei 1.100 siciliani, con 217 in terapia intensiva contro i nostri 148. Eppure Campania e Lazio sono in zona gialla. Perché questa spasmodica voglia di colpire centinaia di migliaia di imprese siciliane? Al governo Conte chiediamo di modificare il provvedimento, perché ingiusto e ingiustificato“.

De Luca (Campania): “Il Governo si assumerà le responsabilità conseguenti alle sue scelte”

Ma non è il solo, anche il vulcanico De Luca, notoriamente incline al ‘castigo’, non ha però digerito le misure, evidenziando le proprie ”Perplessità rispetto al decreto e alle sue incongruenze. L’ultimo Dpcm – afferma il governatore campano – stabilisce il blocco della mobilità dalle 22 alle 5. Sembra francamente che sia una misura più che contro il Covid, contro il randagismo, visto che non interessa il 99 per cento dei cittadini. Ma la cosa grave è che, nel frattempo, non si decide nulla rispetto alle decine di migliaia di persone che, nei fine settimana, nelle domeniche, si riversano in massa sui lungomari e nei centri storici, senza motivi di lavoro o di salute, e nell’assenza di ogni controllo. Ci si domanda inoltre, cosa sia cambiato rispetto ai due mesi passati, nel corso dei quali il ministro della Pubblica istruzione ci ha ripetuto che mai e poi mai si sarebbe chiusa l’attività all’interno delle scuole”. Ormai ‘scatenato’, De Luca non si risparmia nessun argomento: “Si sono perse settimane preziose e nel frattempo sono aumentati in modo pesante i contagi anche nella fascia 0-18 anni. In più, si prevede per i bambini delle elementari l’obbligo di indossare in classe la mascherina. E’ francamente sconcertante. Il Governo – conclude denunciando – si assumerà la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate”.

Max