Abolizione numero chiuso Medicina,Palazzo Chigi annuncia l’abolizione poi fa dietrofront

    Dubbi, smentite, dichiarazioni mancanti di chiarezza. Ha scatenato non poche tensioni la notizia di ieri riguardante la presunta abolizione del numero chiuso per la facoltà di Medicina. In mattinata infatti, nel comunicato stampa sulla manovra pubblicato dal sito della presidenza del Consiglio dei ministri, è spuntata proprio l’abolizione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina. Il Ministero della Salute si tira però indietro dichiarando di non sapere nulla. Anche il ministro all’Istruzione Marco Bussetti afferma candidamente: “Voglio essere sincero, a me non risulta questa cosa. Farò le dovute verifiche”. Verso mezzogiorno la ministra alla Salute Giulia Grillo e il collega Bussetti fanno un comunicato stampa congiunto, nel quale non affrontano in modo diretto il provvedimento del consiglio dei ministri, dicono solo che hanno chiesto un aumento degli accessi e delle borse per le specializzazioni di Medicina. Non una abolizione completa, dunque. Comunque “si procederà per gradi”. I ministri scrivono: “Abbiamo chiesto in sede di Consiglio dei ministri di aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. E’ un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare. Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”.

    Passa ancora mezz’ora e si esprime di nuovo la presidenza del Consiglio, con quella che assume tutti i contorni di una smentita: “Si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Crui, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”. La cancellazione del numero chiuso dunque non avverrà subito, semmai si farà più avanti, sempre che dai confronti tecnici se ne rilevi la necessità. Insomma se quanto sembrava certo nel comunicato della mattina avverrà davvero, ci vorranno anni per arrivarci.
    Il vicepremier Matteo Salvini non manca di chiarire il suo punto di vista in merito: “Io sono da sempre contrario al numero chiuso nelle facoltà scientifiche. C’è bisogno di ingegneri e medici”.
    Nel pomeriggio la ministra della Salute Giulia Grillo precisa: “C’è sicuramente l’idea di superare il metodo attuale. Se togliere definitivamente il numero chiuso adesso oppure andare progressivamente verso l’eliminazione non lo posso dire perché ci dobbiamo confrontare con il Miur. E quindi è necessario avere con loro un ok. Non parte ovviamente solo da me il provvedimento, anzi è più di pertinenza del Miur anche se interessa specificamente il tema della sanità pubblica”.
    “Io non credo- aggiunge la ministra- che i tempi siano brevissimi nel senso che bisogna fare naturalmente un tavolo con il Miur e confrontarci con le università perchè sarebbe una rivoluzione, quindi bisogna approcciare il tema con grande senso di responsabilità, però oggi il criterio che fa accedere a medicina non seleziona i migliori per quella disciplina ma semplicemente coloro che hanno più memoria. Lo posso dire perché io l’ho fatto e quindi so benissimo in cosa consiste l’esame. E dall’altra parte parte dobbiamo anche adattarci ai tempi che cambiano e a una proiezione futura. E’ probabile che il numero di medici formati e specializzati, dai dati che abbiamo, non sia sufficiente, specie se poi avremo la quota 100 che comporterà anche il pensionamento anticipato di una categoria che è quella che rappresenta maggiormente la sanità pubblica: i medici tra i 60 e i 70 anni”. Grillo infine promette: “Metteremo il massimo impegno per arrivare brevemente a un testo condiviso”.
    L’effetto del numero chiuso a Medicina sarebbe in ogni caso dirompente, basti pensare che quest’anno su 67mila candidati sono passati in 10mila, cioè coloro che hanno superato il test. E’ facile comprendere quale sforzo organizzativo richiederebbe agli atenei far entrare tutti, e non solo dal punto di vista delle aule dove si svolgono i corsi. In generale andrà riorganizzata tutta la didattica, cosa che richiederà fondi extra. Tanto più che probabilmente il numero chiuso scoraggiava alcuni giovani diplomati, che temendo di essere bocciati non si presentavano nemmeno. Con l’apertura a tutti, dal prossimo anno a Medicina potrebbero iscriversi ancora più studenti di quelli che normalmente si candidano al test. ll problema principale del reclutamento dei medici da parte del servizio pubblico in questo momento, tra l’altro, ha a che fare con le scuole di specializzazione, cioè si presenta in una fase successiva rispetto all’ingresso alle Università. Per formare cardiologi, internisti, chirurghi generali eccetera quest’anno sono state bandidte 7mila borse di studio per laureati in medicina. Si tratta di un numero inferiore ai circa 10mila laureati ma anche a quello dei medici che dovrebbero andare in pensione (circa 8mila). Ammettere tutti a Medicina senza aumentare le borse di specializzazione non servirebbe quindi ad far crescere il numero degli specialisti pronti ad entrare in ospedale o a diventare medico o pediatra generico, perché l’imbuto si trova appunto nelle scuole di specializzazione.