ANDREOTTI: CASELLI, RISTABILIRE LA VERITA’ PROCESSUALE

    Giulio Andreotti tra i padri della Patria? Non è d’accordo il procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, secondo il quale “coloro che hanno nascosto o stravolto la verità sull’esito del processo di Palermo ad Andreotti hanno reso un pessimo servizio alla trasparenza democratica del nostro Paese”. E sono molti, tra politica e mass media, “un esercito trasversale”. Caselli interviene oggi, al Salone del libro di Torino, sul tema dei rapporti tra politica e mafia, in occasione della presentazione del “Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia”, edito da Castelvecchi. “Parlare di assoluzione è fuori di ogni realtà. Il senatore Andreotti – era imputato di rapporti con la mafia. In primo grado c’è stata assoluzione. In appello la sentenza del tribunale è stata parzialmente ribaltata. Mentre per i fatti successivi il sentore è stato ancora assolto, per quelli fino alla primavera del 1980 è stato dichiarato colpevole, per aver commesso il reato contestatogli. Il reato è stato dichiarato prescritto, ma resta ovviamente commesso. La Cassazione ha poi confermato la sentenza d’appello anche nella parte in cui si afferma la penale responsabilità dell’imputato fino al 1980. Processualmente è questa la verità definitiva”. Ma perché in Italia esiste questa forma ostinata di ’negazionismo’? “Negare tutte queste verità, documentate da una sentenza della Cassazione, significa non voler elaborare la memoria di ciò che è stato perché si teme il giudizio storico su come, in una certa fase, si è formato almeno in parte il consenso in Italia. Significa pure legittimare, per il passato, il presente e il futuro, un modo di fare politica che contempla anche rapporti organici con la mafia. Significa indebolire la nostra gia’ fragile democrazia”. La mafia, insomma, “non è un interlocutore politico”, ribadisce il procuratore. Non lo è e non può diventarlo. Mai.