Anis Amri, l’ampia propaganda

    Le indagini sono scaturite dagli accertamenti svolti all’indomani dell’attacco al mercatino natalizio di Berlino effettuato dal terrorista tunisino Amri, ospitato da un suo connazionale ad Aprilia (Latina) nel 2015 le cui dichiarazioni hanno contribuito all’indagine. Gli approfondimenti hanno permesso di ricostruire la rete relazionale del terrorista tunisino nel periodo della sua permanenza in Italia fino alla partenza per la Germania avvenuta il 2 luglio 2015. In tale quadro, sono stati nel tempo individuati e monitorati vari stranieri gravitanti nell’area pontina e nel territorio della Capitale, alcuni dei quali espulsi con provvedimenti del ministro dell’Interno in quanto ritenuti una minaccia per la sicurezza dello Stato.
    “Un mirato servizio di polizia giudiziaria ha consentito di rinvenire nell’abitazione romana di Napulsi, oltre che un consistente quantitativo di eroina per il quale è attualmente in carcere, un tablet la cui analisi ha evidenziato la sua attività di auto-addestramento – osserva la polizia – attraverso la visione compulsiva di video di propaganda riconducibili al terrorismo islamico ed altri riguardanti l’acquisto e l’uso di armi da fuoco, tra cui fucili e lanciarazzi”.
    Tra i contatti dell’attentatore di Berlino vi era anche un tunisino di 37 anni residente a Latina, frequentatore del locale centro di preghiera islamico e noto per le sue posizioni radicali, legato da consolidati rapporti di amicizia con il sedicente cittadino palestinese Napulsi Abdel Salem, destinatario di uno degli arresti eseguiti nel corso della maxi operazione delle Digos. “I due, infatti, si erano spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell’Islam – fanno sapere le Digos di Roma e di Latina – connotate da una marcata ostilità per gli occidentali ed i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo ’tagliare la gola e i genitali’ riferite agli ’infedeli’”.