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    Aprilia, sequestrato un rifugio abusivo per cani

    Aprilia, sequestrato un rifugio abusivo per cani. L’intervento dei Nas in una struttura privata nelle disponibilità di una donna che la gestiva come fosse un rifugio/pensione per cani: è stata posta sotto sequestro dai Nas di Aprilia che hanno rinvenuto 34 cani e 3 box e disposto il divieto di introdurvi altri animali. Un caso studiato dall’associazione Stop Animal Crimes Italia, fondata e presieduta da Antonio Colonna, che 20 anni combatte una battaglia contro il randagismo.

    Questa la nota dell’organo. «Abbiamo notiziato la guardia di finanza e il sindaco di Aprilia – dichiara in una nota stampa l’associazione Stop Animal Crimes Italia – affinchè venga accertato eventuale indebito guadagno e affinchè la struttura venga sgomberata con ordinanza idonea, mettendoci a disposizione per l’eventuale collocazione degli animali con l’aiuto di associazioni e volontari seri e disinteressati. Vigileremo affinchè tale realtà non abbia continuazione oppure assuma risvolti di legalità e continueremo per far comprendere – anche attraverso denunce – la necessità di invertire questa dannosa tendenza, per riportare l’animalismo dai sindaci e nei canili, come dispone la legge e quale unica soluzione al randagismo che, infatti, da anni, cresce parallelamente al numero di associazioni locali e volontari. Decine le associazioni che anziché collaborare con le istituzioni finiscono per sostituirsi ad esse, traendone un illecito guadagno. «Il nostro movimento di denuncia – prosegue la nota dell’associazione – ha intrapreso una battaglia contro il fenomeno del randagismo, per contrastarlo alla sua radice. Attraverso sopralluoghi nei canili e incontri istituzionali siamo giunti alla sua radiografia del fenomeno e relativa soluzione. L’animalismo tutto ha addebitato le colpe del randagismo i Sindaci e Asl ignorando che il problema è la connotazione emergenziale dell’animalismo attuale e passato. Certamente i sindaci, polizie locali e Asl non fanno repressione e nemmeno prevenzione attraverso i controlli, ma è anche vero che ciò deriva dall’assenza dell’animalismo, che invece di entrare nei canili per fare adottare i cani o allestire rifugi autorizzati e convenzionati per ospitare randagi o denunciare irregolarità o proporre soluzioni alla pubblica amministrazione deputata e fornire la propria ‘manovalanza’, ha costruito un sistema fuori dalle leggi ovvero una catena di più anelli: da chi preleva randagi senza segnalazione all’autorità, alla microchippatura dei randagi delegata a privati, violando la regolare prescritta adozione/affidamento da parte del Comune, ad opera di veterinari compiacenti. “