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Conte Bis, ecco i costi del programma di governo: 100 miliardi. Ecco come dovrebbero essere investiti

Il programma di governo del Conte Bis si presenta, ai nastri di partenza, se non altro ambizioso: ma anche costoso. In effetti, stando alle informazioni attualmente reperibili costa (o costerebbe) più di 100 miliardi.

Come verranno spalmati? Quali sono le voci e i piani di distribuzione? Quali sono i punti cruciali e da dove prenderà il Governo questi capitali?

Ecco tutte le informazioni relative al prospetto programmatico del governo giallorosso guidato da Conte.

Conte Bis, ecco i costi del programma di governo: 100 miliardi. Destino e reperibilità dei fondi per l’opera del nuovo Esecutivo

Diversi i punti sul tavolo del Conte Bis. Dalla neutralizzazione dell’aumento Iva alla diminuzione delle tasse sul lavoro: emerge come si tratti di un programma molto caro sul piano economico, e sono in diversi a chiedersi, tra gli analisti, da dove verranno fuori le risorse necessarie.

Questo perchè appare, su carta, un programma ambizioso di rilancio pur se immerso in un contesto di difficoltà finanziaria. Infatti, malgrado il debito pubblico sia molto alto e i termini di operatività molto stretti, sembra che il neo governo grillini-dem voglia andar dritto per la sua strada.

Il programma vanta 29 punti con decine di miliardi di conto nel solo anno 2020. Le spese che il duo Pd-Cinque Stelle porteranno sul desk del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del neo ministro dell’economia Roberto Gualtieri saranno alte.

Non c’è la flat tax, ma i costi sembrano elevati, e potrebbero aumentare a seconda delle evoluzioni di iter  come la pensione di cittadinanza, il programma per la assunzione straordinaria di 45mila medici e 53mila infermieri, e la mole di investimenti pubblici e degli incentivi agli investimenti privati che vengono indicati.

Pur non essendo un conto già sicuro e determinato, si parla comunque di un complessivo esborso di oltre, circa, cento miliardi.

Aggiornamento ore 6,12

Si parte dalle clausole di salvaguardia, pari a 23 miliardi (più 29 l’anno prossimo).

In tal senso ci si concentra sulla neutralizzazione dell’aumento dell’Iva, figlio di quelle clausole di salvaguardia che gli esecutivi precedenti – da Berlusconi a Letta, da Renzi a Gentiloni, e lo stesso Conte – hanno posto a garanzia delle loro precedenti manovre economiche, come cambiali o fidejussioni.

In pratica: o si dimezzano i costi, o aumenta l’Iva. Quest’anno, la clausola di salvaguardia è di 23,1 miliardi, l’anno prossimo sarà di 28,8.

C’è poi il tema del dissesto idrogeologico con previsione di 31 miliardi.

Si parla di messa in sicurezza del territorio, di contrasto al dissesto idrogeologico, di efficientamento energetico, rigenerazione delle e di mobilità sostenibile.

Questi progetti negli ultimi due anni hanno avuto appunto un costo circa di 31 miliardi. Attualmente ne sono stati programmati 11 per il Proteggi Italia, ma il decreto del 27 febbraio 2019 ne ha sbloccati solamente 3,6 per i prossimi tre anni.

Al centro del programma, poi, il sostegno alle famiglie che prevede 13 miliardi di esborso medio. Puntando alla vittorie delle Politiche, per il 4 marzo del 2018 il Partito Democratico lanciò un programma di misure di sostegno alle famiglie.

Verteva su un assegno universale alle famiglie a basso reddito con figli stimato intorno ai 13 miliardi. Pare che il Pd ipotizzasse di finanziare il programma ampliando il reddito di inclusione e scavando su tutte le detrazioni per i figli a carico anche se questo progetto è stato superato dal reddito di cittadinanza.

Aggiornamento ore 9,21

Legato a ciò, c’è il piano di ridurre le tasse sul lavoro il cui costo si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi. Si tratta di abbassare il cuneo fiscale. Ovvero?

Si tratta della differenza tra lo stipendio lordo e netto di ciascun lavoratore dipendente, il terzo più alto D’europa.

E un must per le politiche di centrosinistra che parlava di 5 punti percentuali di abbattimento del cuneo. Il costo di questa misura si aggirerebbe sui circa 2 miliardi di euro all’anno per ogni punto di cuneo fiscale in meno. Se restassero i 5 punti percentuali, saremmo sui 10 miliardi di euro. E per Conte e Gualtieri trovare i soldi non sarà semplicissimo.

Anche per la scuola, università e ricerca trovare i capitali sarà arduo: si parla di 500 milioni.

Nel 2017, Gentiloni decise di aumentare le risorse per l’istruzione e la ricerca pari a un esborso di 1,1 miliardi circa. Alla fine, la cifra scese a 675 milioni, abbastanza per risalire a una spesa scolastica pari alla soglia del 3,5% del prodotto interno lordo.

Nei prospetti degli analisti si ipotizza un rilancio di 500 milioni, quelli, appunto, non investiti nel totale di 1,1 di due anni fa.

Restano fuori varie voci oggi non valutabili: misure a sostegno della disabilità, il progetto Impresa 4.0, la spesa per il welfare, per la qualità dei servizi, per gli incentivi per gli investimenti privati, per la garanzia per i giovani e ancora, per l’edilizia residenziale pubblica o per assumere 45mila medici e 53mila infermieri che andranno in pensione da qui a cinque anni.

Aggiornamento ore 11,27