Cosa prevede la direttiva anti degrado di Matteo Salvini

    La direttiva di Matteo Salvini rivolta ai prefetti, incaricati di affiancare i sindaci nella lotta al degrado, ha sollevato un mare di polemiche. Di Maio si è affrettato a ribadire che nelle città il comando spetta a chi è stato votato, ovvero ai sindaci, che a loro volta hanno osteggiato la decisione del viminale tramite l’Anci. “L’esperienza nei territori  – si legge nella direttiva – ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico ’disturbo’ di talune condotte delittuose che destano nella popolazione un crescente allarme sociale.” 

    Cosa prevede la direttiva: report trimestrali al Viminale

    Nella direttiva voluta da Salvini, si specifica la necessità che le ordinanze anti degrado siano “funzionali a potenziare l’azione di contrasto al radicamento di fenomenologie di illegalità e di degrado che attentano alla piena e civile fruibilità di specifici contesti cittadini”. Chiaro il riferimento ad alcune città, come Firenze e Bologna, dove i prefetti hanno già agito emettendo provvedimenti di divieto di “stazionamento a persone dedite ad attività illegali, disponendone l’allontanamento, nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità abitativa e sensibili flussi turistici, oppure che si caratterizzano per l’esistenza di una pluralità di istituti scolastici e universitari, complessi monumentali e culturali, aree verdi ed esercizi ricettivi e commerciali”. Riassumendo, è come se venissero istituite delle zone off limits, con accesso proibito a determinati soggetti. Dai Comitati per l’ordine pubblico devono venir fuori le zone a massimo rischio di degrado: uno studio da compiere rapidamente, per poter dunque mettere in atto “una complessiva strategia di intervento”. 
    La velocità di esecuzione deve essere rispettata dai Comitati anche nel riferire tutto al gabinetto del ministro, “segnalando mediante una articolata relazione i provvedimenti adottati”; i report dovranno poi essere frequenti e cadenzati, ogni tre mesi, con i prefetti che dovranno riferire al Ministero “sul monitoraggio condotto in relazione alle ricadute delle ordinanze adottate”.
    I sindaci non recepiscono positivamente la direttiva. “Noi sindaci amministriamo ogni giorno, tra mille difficoltà e non abbiamo bisogno di essere commissariati da nessuno”, ha affermato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sulla direttiva voluta dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.  “Il ministro non perde occasione per prendersela con i sindaci che invece dovrebbe considerare come suoi alleati, perché sono gli unici a conoscere il territorio”.