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Covid, rialzo dei contagi in alcune regioni, gli esperti non si dicono preoccupati ma invitano tutti a prestare più attenzione

Come è giusto che sia, in queste ore gli occhi di tutti noi sono puntati sull’Ucraina tuttavia, nel frattempo la nostra quotidianità non si è certo fermata, e con essa, anche l’altrettanto inquietante azione delle varianti del coronavirus che, silenti, sebbene in calo, non sono certo sparite dalle nostre vite.

E stamane, nell’ambito del monitoraggio settimanale sulla curva epidemiologica nel Paese, attraverso il suo presidente, Nino Caratbelotta, la Fondazione Gimbe ha reso noto che ”Con i dati della pandemia in netto miglioramento e la drammatica situazione in Ucraina che ha catalizzato l’attenzione pubblica, si rischia un grave calo di attenzione nei confronti del Covid, che è un problema tutt’altro che risolto“.

Cartabellotta: “Il virus continua a circolare in maniera molto elevata nel nostro Paese e qualche regione segna nuovi contagi”

Come spiega ancora Cartabellotta, “Il virus continua a circolare in maniera molto elevata nel nostro Paese: nell’ultima settimana in alcune regioni non solo si è arrestata la diminuzione del numero dei nuovi casi, ma in qualche regione si vede qualche lieve aumento. In questa fase infatti – spiega il presidente del Gimbe – il dato nazionale è influenzato al ribasso dalle principali regioni del Nord, come la Lombardia con i suoi 10 milioni di abitanti, dove la situazione è particolarmente favorevole: questo ovviamente trascina verso il basso il dato nazionale mentre, in diverse regioni del Centro-Sud come Abruzzo, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia si sta già verificando un’inversione di tendenza“.

In alcune regioni, specie al Sud, i contagi sono tornati a ‘colpire’, ecco cosa ne pensano i vari esperi e virologi in fila linea

Pregliasco: “Il rialzo dei contagi Covid non deve allarmare. Il numero dei morti sta scendendo e questo è l’elemento più bello”

A proposito del +14,5% di positivi registrato in questi ultimi giorni, come spiega il docente della statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, “Il rialzo dei contagi Covid non deve allarmare. Può essere che un po’ di rilassatezza abbia favorito la diffusione, ma del resto abbiamo ancora un milione di positivi, è chiaro che condizioni di diffusibilità ci sono”. Del resto, spiega ancora io virologo, ”Vediamo l’effetto complessivo sul medio periodo ma non credo che avremo un picco. C’è una progressione di miglioramento ma non così repentina. Il numero dei morti sta scendendo e questo è l’elemento più bello. Avremo magari qualche contagio in più ma non casi gravi, la vaccinazione, soprattutto quella con tre dosi, si sta dimostrato molto efficace”.

Pregliasco: “Ora non è facile, in una fase di transizione, non lasciarsi stregare dal liberi tutti, anche sull’esempio di altri paesi”

Tuttavia, come è logico che sia, il medico invita comunque tutti a prestare attenzione: “E’ chiaro che da quando non se ne parla più c’è questa percezione di liberi tutti. E’ una fase difficile perché oggettivamente stiamo andando bene e tutto questo grazie alla ragionevolezza dei cittadini e anche alle disposizioni progressive e all’approccio di precauzione decisi dalle istituzioni italiane. Quindi ora non è facile, in una fase di transizione, non lasciarsi stregare dal liberi tutti, anche guardando alle scelte di altre nazioni come l’Inghilterra che hanno adottato approcci diversi“.

Bassetti: “E’ vero, c’è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato. I dati relativi agli ospedali sono scesi”

Dunque, in questa ultima settimana è stata misurata un lieve recrudescenza dei contagi, una situazione che, secondo il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti,Non dobbiamo guardare i tamponi positivi o la percentuale di positivi, perché non ci dicono nulla. Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando. E’ vero, c’è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato, lo sarei stato se fossimo passati da 600 persone in terapia intensiva a 700. C’è minor attenzione al problema anche perché la gente è stufa delle misure di restrizione. Non dobbiamo mollare tutto ma qualche misura va alleggerita”.

Bassetti: “Credo che i problemi arriveranno da fuori l’Italia e dobbiamo stare attenti”, dice riferendosi all’arrivo dei profughi

Secondo il noto virologo ligure, ”Si deve continuare a parlare di Covid perché si deve pensare alle modalità con cui difendersi, vaccinazioni per chi non l’ha fatto e anche il richiamo, mettersi la mascherina quando serve. Ma credo che i problemi arriveranno da fuori l’Italia e dobbiamo stare attenti“, aggiunge poi Bassetti, riferendosi all’imminente arrivo in Italia di un ‘corposo’ arrivo dei profughi dall’Ucraina dove, va ricordato, il tasso di vaccinazione contro il Covid è da mesi stabile al 30%.

Gismondo: “Sui contagi non ci deve essere nessun allarme nemmeno aumentano. Positivi e malati sono due cose diverse”

La direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, tiene invece a chiarire un concetto: ”Si continua a parlare di ‘casi Covid’ per indicare persone positive al virus. E’ sbagliato. I positivi all’infezione da Sars-CoV-2 in questa fase non ci devono assolutamente allarmare. Come sappiamo – tiene a rimarcare l’esperta – in questo momento c’è un quadro assolutamente banale per la stragrande maggioranza. A parte un’attenzione epidemiologica che deve sempre essere mantenuta su tutti i contagi, non ci deve essere nessun allarme nemmeno se questi aumentano. Positivi e malati sono due cose diverse“.

Maruotti (Lumsa): “Se in questi giorni dovessimo avere più contagi di lunedì 28 febbraio, vuol dire che abbiamo un problema”

Antonello Maruotti, ordinario di Statistica dell’Università Lumsa (e co-fondatore dello StatGroup19, gruppo interaccademico di studi statistici sulla pandemia di Covid 19), commenta invece che ”La discesa dei casi su base settimanale ha frenato bruscamente. E questo dato è evidente soprattutto in alcune regioni come la Calabria. Da giovedì scorso i dati che abbiamo registrato non sono in linea con la discesa dei contagi che avevamo nella settimana precedente: siamo passati da un -15% di nuovi casi a -8% in questi ultimi 4 giorni. Dobbiamo capire le cause e aspettiamo i dati di oggi che ci diranno molto su questo trend: se dovessimo avere più contagi di lunedì 28 febbraio, vuol dire che abbiamo un problema”.

Maruotti (Lumsa): “Se ci dovessimo fermare ad una media giornaliera di 38mila casi, non è proprio un bel numero”

Riguardo alle cause che secondo il suo parere potrebbero aver concorso a questa frenata, l’esperto spiega che “Ci stiamo ponendo alcune domande e vogliamo analizzare dei dati. Ad esempio, le dosi booster. Se c’è un calo nelle somministrazioni, abbiamo una criticità nei confronti di una parte della popolazione che diventa più suscettibile. L’altra potrebbe essere che le scuole non vanno più in Dad dopo il cambio delle regole sulla didattica a distanza. E infatti i dati del monitoraggio dell’Iss dimostrano che i contagi nella fascia scolare sono sempre stabili e non c’è stata una frenata“. Quindi lo statistico pensa, “se ci dovessimo fermare ad una media giornaliera di 38mila casi, non è proprio un bel numero. Sarei più tranquillo se fossimo a 20-25mila“.

Sestili: “In 4 regioni il virus è in crescita forse perché è tutto aperto, stiamo meno attenti ed è marzo, fa ancora freddo”

Fra quanti sin dall’inizio dell’avvento della pandemia, non hanno mai smesso di ‘monitorare’ la situazione, anche il fisico Giorgio Sestili, che commentando l’andamento epidemico tiene ad avvertire che “I contagi stanno risalendo, +13% negli ultimi sette giorni. Con una stima dell’Rt a 1,3. Sono 4 le regioni dove il virus è in crescita: Umbria, Calabria, Molise e Valle d’Aosta”. Un  rialzo di casi che, spiega, probabilmente è dovuto “Al fatto che è tutto aperto e stiamo meno attenti ma ancora c’è molto virus in giro, siamo ancora a marzo e fa freddo”.

Max