DEF: PIANO DELLE RIFORME. SPUNTA TESORETTO DA 1,5 MLD

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    A poche ore dal varo del Def spunta un ’tesoretto’ da 1,5 miliardi del quale il governo starebbe individuando la destinazione. Intanto è slittata alle 20 la riunione del Consiglio dei ministri sul Def inizialmente convocata alle 10. “Non c’è alcun problema – assicura il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio – il rinvio è dovuto al fatto che le carte sono arrivate avanti in serata e abbiamo deciso di dare un’ultima occhiata per fare le cose seriamente, altre 12 ore per un’ultima rilettura. Tra di noi siamo sereni, tranquilli e d’accordo”.  I tecnici di Palazzo Chigi e del mef avrebbero individuato, a quanto si apprende, risorse aggiuntive di circa 1,5 miliardi da destinare a misure previste dal Def. Risorse che a Palazzo Chigi definiscono un “bonus”, una sorta di “tesoretto”, che potrebbe essere destinato al welfare. Sarebbe questa, a quanto si apprende da fonti ministeriali, la destinazione che Matteo Renzi vorrebbe dare alle risorse aggiuntive. Il premier starebbe valutando l’ipotesi di un decreto a parte per queste misure.Recupero della produttività attraverso “la valorizzazione del capitale umano” (Jobs act, Buona Scuola), riduzione dei costi d’impresa dovuti “alla complicazione e all’inefficienza dell’amministrazione pubblica, attraverso la semplificazione burocratica e la trasparenza dell’ amministrazione” (Riforma della Pubblica Amministrazione, interventi anti-corruzione, riforma fiscale), eliminazione dell’incertezza nei rapporti economici legata alla scarsa certezza del diritto (nuova disciplina del licenziamento, riforma della giustizia civile). Sono queste le linee fondamentali della strategia economica del governo, messe nero su bianco nel Piano nazionale di riforme che approderà in consiglio dei ministri per il via libera definitivo al Def. Il cronoprogramma del governo parte proprio da qui. In primis dal mercato del lavoro, cui si accompagnano la competitività, la riforma della giustizia e della Pubblica Amministrazione, il contrasto alla corruzione, le semplificazioni fiscali, la riforma del sistema scolastico e la concorrenza. Su alcune “azioni”, l’esecutivo è già a buon punto o conta di chiudere entro l’estate. Su altre mancano ancora dei tasselli fondamentali.