Di Maio e Salvini chiedono rispetto all’Unione Europea

    Se il premier Conte, nella mattinata di ieri, apriva, con l’appoggio del Quirinale, al dialogo con l’Unione Europea, evidentemente i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono di parere opposto. Infatti a loro sembra non essere andata giù la bocciatura della manovra economica da parte dell’Unione Europea. Però i due vice usano toni diametralmente opposti nei confronti dell’Unione Europea. Sembrerebbe un tono distensivo quello adottato dal ministro del lavoro nonché leader dei M5S, Luigi Di Maio, che ha dichiarato: “Ci sono margini di dialogo con l’Unione europea”. Salvo poi dire: “Bruxelles non ci chieda di tradire gli italiani, non ci può trattare così”. E in ogni caso “no alla macelleria sociale”. Insomma, punto d’incontro ancora bisogna trovarlo. Ma Matteo Salvini conferma il pugno di ferro. E lo fa con il solito linguaggio vivace lanciando ingiurie verso il commissario agli affari economici, il francese Pierre Moscovici che ha dichiarato: “Dialogo sì, ma no a una trattativa da mercanti di tappeti”. Il leader della Lega controbatte: “Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita”. “Noi passi indietro non li facciamo”, aveva dichiarato precedentemente ad Uno Mattina. “Non faremo passi indietro perchè i soldi che abbiamo messo nella manovra economica riguardano la sanità, e il diritto alla salute non si tocca. Se poi con Bruxelles vogliamo ragionare di investimenti, c’è stata l’alluvione in Veneto, in Friuli, in Trentino, in Sicilia, in Sardegna, se vogliamo mettere più soldi sulla tutela del territorio, per carità di Dio. Ma siccome sono soldi degli italiani, non dell’Europa – aggiunge – chiederemo di poter spendere questi soldi per gli italiani”. Per poi concludere: “La Ue non può chiedermi la conferma della legge Fornero. La smonterò pezzo dopo pezzo”. Insomma, visioni contrapposte tra i vari rappresentanti del governo. C’è una reale predisposizione al dialogo o si gioca al gatto e al topo con Bruxelles? Le vere intenzioni forse verranno fuori nei prossimi giorni.