Europee, si vota in Olanda e in UK

    La bizzarria di un caso anomalo fa da preambolo al voto
    delle Elezioni Europee: malgrado nel Regno Unito dopo il referendum dal 2016 in
    cui venne deciso di lasciare l’Unione Europa, si vota anche oltre manica. Anzi,
    si vota perfino per primi. Il Regno Unito, insieme all’Olanda è uno dei due primi
    Paesi membri dell’Ue che voteranno per il rinnovo del Parlamento europeo.

    Europee, si vota in Olanda e in UK: Nel Regno Unito si vota
    per primi, nonostante la Brexit

    Nonostante la Brexit, si aprono le vie delle urne in Gran
    Bretagna. E proprio i controversi esiti attorno ai quali si è impantanata la
    strada della Brexit ha complicato le sorti di Londra, che si vede costretta a
    rispondere presente alla chiamata alle urne. I seggi britannici chiuderanno
    alle 22 mentre nei Paesi Bassi i dopo l’apertura delle 7,30 si chiuderanno i
    battenti alle 21. Quanto all’Olanda, c’è grande interesse intorno agli esiti del
    voto dei 13,5 milioni di persone con un forte livello di curiosità intorno alla
    figura dell’euroscettico Thierry Baudet, che appena due anni fa fondò il Forum
    della Democrazia e, stando ai pronostici, potrebbe aver la meglio sui liberali
    del primo ministro Marke Rutte. Ovviamente i risultati finali arriveranno domenica
    sera quando avranno chiuso le urne anche tutti gli altri Paesi membri. L’Olanda
    deve eleggere 26 deputati: in alternativa saliranno a 29 qualora nel Regno
    Unito si arrivasse all’uscita dall’Ue prima del 2 luglio. In questo caso, gli eurodeputati
    di lingua inglese rinunceranno ai seggi nell’emiciclo di Strasburgo.

    Aggiornamento ore 08,12

    La Gran Bretagna, dunque va al voto mentre i cittadini si chiedono cosa ne sarà davvero della Brexit. I britannici andranno alle urne per eleggere eurodeputati che potrebbero non salire su alcun scranno se la Brexit, nonostante gli attacchi alla premier Theresa May, dovesse proseguire. Intanto la numero uno di Downing Street è in una posizione di bilico totale. Specie alla luce delle dimissioni di ieri sera di Andrea Leadsom, ministro per i rapporti con il Parlamento, il cui addio ha portato a 36 il numero dei ministri fuoriusciti dal governo May e a 21 il totale di coloro che lo hanno fatto per contrasti sulla Brexit. Questo, a corroborare la situazione critica attorno alla quale si costruiscono le basi fragili del voto britannico per le Europee.
    Aggiornamento ore 10.34
    In base agli ultimi dati di proiezione sul voto britannico delle Europee pare che il partito di Nigel Farage sia in vantaggio con il 37% delle preferenze, a cui dovrebbe seguire quello dei Liberal-Democratici europeisti con il 19%, e in seguito i laburisti al 13% e i Tory solo quinti con il 7%.  Nel frattempo però, nel tentativo di dare un minimo di continuità alla posizione della premier, si rende noto come sarà Theresa May a ricevere il presidente degli Usa Donald Trump, atteso in visita di Stato nel Regno Unito dal 3 al 5 giugno. Un segnale, questo, che vuol essere anche un buon viatico verso il prosieguo del cammino del governo May.  A dirlo è il ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, dopo una conferenza sulla cyber-sicurezza a Londra. Queste parole, però, possono anche far presumere ad un progressivo passo indietro nei prossimi giorni. Work in progress, dunque, tra Brexit e Europee, in terra britannica.
    Aggiornamento ore 15,05
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