Fondo monetario internazionale: crescita italiana in ribasso

    Altra stangata sull’Italia da parte del Fondo Monetario Internazionale: le previsioni di crescita, nella giornata di oggi, sono state abbassate di quasi un punto percentuale (0,9%) e la previsione di incremento del Pil scende allo 0,1 %.  Nulla di nuovo per il governo, che dovrebbe confermare tali cifre (o correggere la stima di uno 0,1 % in più, se decidesse di considerare le misure per la crescita degli ultimi tempi). Si conferma così la previsione nefasta da parte degli economisti a Washington, che avevano additato l’Italia come possibile rischio per l’economia mondiale.

    Fondo monetario internazionale: gli scenari possibili

    Futuro per niente roseo quindi per l’Italia secondo il Fondo Monetario Internazionale. L’istituzione ha sottolineato la perdita di slancio dell’economia nell’Eurozona, marcando il fatto che si sta assottigliando sempre di più la fiducia di consumatori ed imprese. Un grande peso ricade sulla Germania, come ha sostenuto anche il ministro Tria, e il suo momento no dovuto principalmente alla sofferenza del settore automotive; tuttavia anche in Italia, sostiene il Fmi, “gli investimenti sono precipitati”. Di contorno, la depressione dei mercati finanziari e le tensioni commerciali, fatto che ha spinto la Fed ad allentare la morsa permettendo il recupero nei primi tre mesi dell’anno. La crescita però stata rivista al ribasso dal Fmi, con un taglio sul globale che passa dal 3,6 al 3,3 per cento, mentre si attendono tempi migliori nella seconda parte del 2019, inj particolare grazie alle prospettive con la Cina e l’attesa distensione sui mercati della finanza. 
    Tanti i punti interrogativi che giocano un ruolo importante in questa fase. Fra tutti, le tensioni commerciali, arma a doppio taglio che potrebbe però anche determinare una svolta in positivo, in caso di soluzione rapida, anche se le ultime iniziative del presidente Usa Donald Trump non permettono sonni tranquilli. Dall’altro lato, i timori sul fronte Brexit e la funerea prospettiva di un’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo “incertezza fiscale e rendimenti elevati in Italia con possibile contagio di altre economia dell’Eurozona”.