Il “processo del secolo”, prescrizione per il caso Eternit – di Caterina Onofri

    eternitE’ stato definito il “processo del secolo” quello riguardante il disastro ambientale iniziato nel 1966. La multinazionale elvetico-belga si è insediata proprio in quell’anno in Italia, creando quattro stabilimenti a Casale Monferrato, Cavagnolo in provincia di Torino, Rubiera in provincia di Reggio Emilia e Bagnoli in provincia di Napoli. Producevano eternit, ovvero cemento-amianto, un materiale utilizzato per costruire tetti, lastre e tegole, ma il danno è che l’usura dei tetti provocava una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico.

    Tra il 2009 e il 2011 sono stati registrati 128 nuovi casi di persone ammalate. La corte d’appello di Torino, nella sentenza del 3 giugno 2013 aveva condannato a 18 anni di carcere il magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Infatti, secondo il procuratore di Torino Raffaele Guariniello, i massimi vertici di Eternit già dagli anni ’70 erano a conoscenza degli effetti pericolosi provocati dall’amianto, ovvero delle probabili malattie letali che avrebbe provocato, ma nonostante ciò hanno scelto di continuare con le lavorazioni nocive.

    L’accusa era per “disastro ambientale doloso”. Ma nella sentenza di ieri, 19 novembre, la Corte di Cassazione presieduta da Francesco Mauro Iacoviello, ha deciso di proporre l’annullamento della condanna. Si attende per la settimana prossima il verdetto.