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Il Cdm ok assestamento di bilancio. Di Maio assente, Salvini lascia anzitempo

Di Maio Salvini

Arriva l’approvazione dell’assestamento di bilancio da pare del Consiglio dei Ministri del Governo Conte: ma nello stesso momento, emergono anche nuove presunte ruggini tra le due figure chiave delle due anime dell’Esecutivo: da una parte Luigi Di Maio del Movimento Cinque Stelle che non partecipa alla riunione; dall’altra Matteo Salvini. Il leader leghista ha lasciato prima del tempo i lavori. Cosa è successo?

Salvini lascia il tavolo, Di Maio è assente: il Cdm approva assestamento di bilancio

Prove per stemperare le distanze arrivano dal leader della Lega. Lasciando i lavori di Palazzo Chigi, Matteo Salvini afferma con toni pacati: “Non sapevo dell’assenza di Di Maio“. Poi corrobora: “Nessuna polemica, abbiamo solo tanto lavoro da fare”.

Alcuni rumors, in precedenza, avevano parlato di un po’ di stizza da parte numero uno della Lega, il quale, secondo queste interpretazioni, avrebbe lamentato l’assenza di Di Maio oltre che l’attacco del collega vice premier stesso  su Facebook prima dell’inizio della riunione.

D’altra parte, però, dal M5S fanno sapere come in verità l’assenza Di Maio fosse stata comunicata giorni fa. Quando all’attacco in questione, e relativo ad Autostrade, in realtà si è trattato, fanno sapere, solo di una richiesta di fare squadra.

Aggiornamento ore 6,01

Dunque è finita la riunione del Consiglio dei ministri che ha detto di sì alla legge di assestamento del bilancio per il 2019, un momento decisivo e cruciale, e non di meno quasi obbligatorio per quelli che sono i passi da compiere in merito alle negoziazioni con Commissione europea per scongiurare i rischi della procedura d’infrazione sul debito.

Come anticipato, non ha preso parte alla discussione il vicepremier Luigi Di Maio, mentre Matteo Salvini ha lasciato la riunione prima degli altri. Il Consiglio dei Mistri ha detto di sì alla approvazione di un decreto che prevede “misure urgenti in materia di miglioramento di saldi di finanza pubblica“.

Sostanzialmente questo decreto, mette in stand by  i risparmi di reddito di cittadinanza e quota 100 per l’arrivo di domande inferiori rispetto alle precedenti stime. I lavori in questo senso, da parte dell’Esecutivo, sono stati anticipati dopo il sopraggiunto impasse relativo alle nomine europee che ha suggerito al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, di far ritorno a Bruxelles per prendere parte alla riunione del Consiglio europeo aggiornata.

Sembra, al contempo, che anche in merito alla tanto controversa procedura di infrazione si vada incontro ad un probabile slittamento.

Aggiornamento ore 9,09

Emergono nuovi dettagli in merito alla possibilità che si allunghino i tempi per quanto concerne la procedura di infrazione relativa all’Italia ed al suo debito. Infatti, secondo indiscrezioni, la scelta da parte della Commissione Ue sull’avvio della procedura d’infrazione nei riguardi del governo di Roma, da suggerire all’Ecofin, potrebbe davvero essere spostata, procrastinandola.

In questo senso, un buon viatico potrebbe essere dato proprio dall’approvazione dell’assestamento di bilancio, Il governo, con l’ok dell’assestamento di bilancio, ha indicato una prossima divulgazione di una relazione tecnica nella quale verranno indicati i termini per un piano anti-procedura più sostanziale.

Cosa prevedrebbe? In primis un corposo abbassamento del deficit 2019 dal 2,4%, indicato nel Def, al 2,1%, senza però arrivare a una manovra correttiva. Risparmiando risorse tramite reddito di cittadinanza e quota 100 (congelati 1,5 miliardi), il Tesoro mira appunto a usare capitali in stand by, corrispondenti a due miliardi di euro e nati dai tagli ai ministeri e previsti dalla legge di bilancio, puntando anche sulle entrate della fatturazione elettronica, sui dividendi delle partecipate e sull’extra-dividendo della Cassa depositi e prestiti: che girerà al Mef circa 800 milioni di euro.

In tal senso il Mef ha diramato una nota. Nel 2019 il conto delle Pubbliche Amministrazioni “registra maggiori entrate tributarie e contributive per 3,5 miliardi di euro e maggiori entrate non fiscali, che comprendono gli utili e i dividendi, per ulteriori 2,7 miliardi”.

Aggiornamento 12.39