IL VEGETARIANISMO NEL BAMBINO,“SI’ ma la collaborazione tra pediatra e nutrizionista in questo caso è fondamentale” – di Flavia Paradiso

    Intervista alla dottoressa Patricia Semeraro,specialista in pediatria,neonatologia e puericultura.

    Tanti gli hashtag e le vignette che spopolano oggi sui principali social network che sembrano rivelare nell’utente medio un atteggiamento ilare nei confronti di coloro che optano per un regime alimentare che esclude dalla propria dieta alcuni alimenti. Una diffidenza sempre più generale e generalizzata in merito a tale argomentazione è stata ed è tuttora fonte di numerosi dibattiti tra i meno informati ma anche tra i maggiori esperti nonché professionisti in materia. Critiche e perplessità sempre più evidenti quando si parla di bambini.

    Ad infiammare ancor di più gli animi,il caso del bimbo vegano ricoverato d’urgenza presso l’ospedale Meyer di Firenze con diagnosi di malnutrizione. I sanitari,rivelando nel bambino una carenza di vitamine, (bambino educato dai propri genitori entrambi vegani ad un’alimentazione a loro affine),hanno segnalato il caso alla questura affinchè approfondisse il fatto.

    Abbiamo chiesto alla dottoressa Patricia Semeraro,specialista in pediatria,neonatologia e puericultura la sua personale impressione,frutto di anni di esperienza con i più piccoli,in merito a questa tematica dal forte impatto socioculturale: Il vegetarianismo nel bambino.

    Dottoressa,volendo partire dalle basi,in cosa consiste un’alimentazione di stampo vegetariano? Si può parlare di diverse forme di vegetarianismo?

    Per “dieta” vegetariana si intende una “dieta” che esclude qualsiasi tipo di carne e di pesce. Esistono poi tre forme di vegetarianismo: la prima,comunemente chiamata “latte-ovo-vegetariana in cui sono ammessi il latte con i suoi derivati e l’uovo .

    Poi abbiamo la latto-vegetariana in cui si ammettono il latte e i suoi derivati ma si esclude l’uovo. Le diete vegetariane includono pertanto senz’altro il latte, i suoi derivati e i vegetali. Ulteriormente accade invece nella “dieta” vegana, la più estrema da un punto di vista meramente nutrizionale in quanto questa esclude sia il latte che le uova,includendo invece cereali,legumi,frutta,verdura e olio d’oliva nelle giuste quantità.
    Mi preme sottolineare che le persone che scelgono la dieta vegetariana sono spesso mosse da convinzioni di carattere religioso ed etico. Altre,più semplicemente sono portate a pensare che il consumo di cereali,legumi e vegetali possa risultare più salutare e ciò può non essere a torto.
    La medicina generale infatti ha dimostrato in questi soggetti una minor incidenza di casi di ipertensione,di malattie cardiovascolari, nonché una minor incidenza dei casi di stroke (ictus). Le tabelle inoltre,dimostrano come il bambino vegetariano che fa sport presenta gli stessi risultati del bambino non vegetariano,naturalmente con gli adeguati rinforzi alimentari di cui necessita normalmente il bambino che fa sport.

    A suo parere si potrebbe stilare una “scala di pericolosità” nei riguardi di queste varie forme di vegetarianismo o sono tutte ugualmente “sicure”?

    I dati in merito alle tabelle di crescita dei bambini che seguono tali regimi alimentari sono analoghi a quelli che abbiamo per i non vegetariani,pertanto la crescita si svolge regolarmente,anzi,nella maggioranza dei casi nei bambini vegetariani si registra una percentuale di grasso inferiore ai coetanei non vegetariani e ciò risulta decisamente vantaggioso per il futuro del bambino.

    E’ pur vero però che per i bambini che hanno adottato una dieta vegana,la più “estrema” tra i vegetarianismi precedentemente spiegati,l’allattamento materno risulta fondamentale. Questi possono apparire più minuti rispetto ai coetanei ugualmente soggetti all’allattamento materno (o artificiale) ma questo non ne rivela però un indice di pericolosità.
    Occorre sottolineare che l’OMS ha evidenziato un maggior probabile rischio per il bambino vegetariano di incorrere in una carenza di calcio,di ferro,di zinco,di vitamina B12,di vitamina D e di folati.
    Risulta pertanto fondamentale in questi casi la figura del pediatra che deve essere assolutamente affiancato da un nutrizionista per assicurare un lavoro di equipe che eviti qualsiasi rischio di carenze eccessive nel bambino ed ove si registrino carenze già nella fase di allattamento,procederne all’integrazione.
    Mai abbandonare la madre durante “l’allattamento vegano”.

    La vitamina B12: dove si trova e a cosa è associata la sua importanza?

    La vitamina B12 si trova principalmente nel latte e nelle uova e risulta fondamentale per l’accrescimento. Molto importanti si dimostrano poi il calcio nel processo di ossificazione e il ferro che previene le anemie.Risulta necessario inoltre accennare alla Vitamina C . Si è visto come questa,in concomitanza con la somministrazione di ferro,ne aumenti l’assorbimento.

    Non tutto il ferro che noi introduciamo infatti viene assorbito dal nostro organismo che ne assorbe invece solo una parte.
    E’ ancor più importante nel caso di un’alimentazione vegetariana ,assortire bene gli alimenti concessi. La cosiddetta “piramide alimentare vegetariana”,fatta a spicchi, ricorda che bisogna procedere all’introduzione dei cereali variando dalle 6 alle 11 porzioni, dei legumi dalle 5 alle 10 porzioni circa, della verdura dalle 2 alle 5 per poi concludere con le 2-4 porzioni riservate alla frutta e all’olio. In merito a tale piramide bisogna rispettare ciò che è stato elaborato dai pediatri e dai nutrizionisti.
    Ancora una volta ricordiamo l’assoluta necessità di una collaborazione tra queste due figure professionali che interagiscono condividendo ed integrando vicendevolmente le proprie conoscenze.
    Alcuni professionisti suggerirebbero sin dal divezzamento l’introduzione del vegetarianismo.
    La Società Italiana di Pediatria con il suo presidente Esimio Prof. Corsello sostiene che si dovrebbe aspettare il compimento di un anno di età per iniziare a somministrare la dieta vegetariana,suggerendo la dieta mediterranea (correttamente eseguita con frutta,verdura,cereali e legumi ed un giusto apporto proteico) come la dieta più “corretta” in assoluto per il bambino. Dobbiamo sempre renderci conto nell’incontro con i genitori che non ci troviamo di fronte ad una banale scelta alimentare bensì di fronte ad una scelta di vita,una scelta etica,religiosa ed anche legata al rispetto ambientale. Le tabelle relative alla crescita del bambino e quelle relative alla buona salute psicofisica non mostrano differenze tra bambino vegetariano e bambino non vegetariano. Analogo discorso è applicabile per l’adolescente.

    Quindi la dieta vegetariana è consigliabile?

    Si,se attuata con le dovute cautele ed il dovuto supporto come esplicitato in precedenza è consigliabile. Questa “dieta” agisce bene anche in corso di diabete per il quale questo tipo di dieta risulta fortemente consigliata,ovviamente se affiancata dal giusto supporto,non dimenticando di monitorare la situazione tramite le dovute analisi e le visite seriate al bambino.

    Ci sono invece dei rischi per il feto nel caso in cui la mamma abbia adottato un’alimentazione vegetariana o vegana?

    No. E’ però importante che il ginecologo e il nutrizionista vigilino nel controllo dei valori del calcio,del ferro,dello zinco e di tutti quei principi nutritivi che assicurano il benessere del feto in accrescimento.

    In caso di anemia del bambino si può comunque adottare una dieta vegetariana?

    No,in questo caso è indispensabile innanzitutto procedere con un supplemento di ferro che ripristini uno stato di normalità e solo in successiva battuta, nel caso in cui i valori del ferro siano tornati normali,valutare l’introduzione di una dieta vegetariana se rischiesta dalla famiglia.Agire sugli eventuali deficit sempre nel rispetto delle filosofie alimentari adottate dalla famiglia,pertanto nel rispetto della loro etica e della loro morale.

    A che età può avvenire il divezzamento?

    A 6 mesi si può iniziare una dieta bilanciata,inducendo nel bambino che passa da un’alimentazione lattea ad un’alimentazione solida,l’uso del cucchiaino. Al compimento del primo anno di età,nel bambino non vegano si può procedere poi con l’introduzione del latte della Centrale cercando così di evitare i casi di anemia se introdotto nei mesi precedenti.

    In generale chi fa proprie queste filosofie alimentari dichiara di sentirsi meglio. Secondo lei è una sensazione reale? Siamo realmente quello che mangiamo?
    Si,sono d’accordo. Siamo realmente quello che mangiamo.

    Un’ultima domanda dottoressa che esula dall’argomento ma risponde ad un’altra tematica non meno importante alla quale ho recentemente dedicato un articolo: I vaccini. E’ bene sempre attuare quelli obbligatori?

    Sì,ritengo che l’immunità indotta dai vaccini sia molto importante. Solo così infatti possiamo debellare le malattie vere e proprie. Ricordiamo la campagna sul morbillo alla quale abbiamo partecipato sentitamente tutti noi pediatri di famiglia. Il morbillo è infatti una malattia terribile che può causare encefalite,meningite, polmoniti e broncopolmoniti ed è pertanto molto temibile. L’unico modo per prevenirne il rischio è vaccinare. In tutti i casi di vaccinazioni antimeningococciche C e B ( i meningococchi più pericolosi soprattutto nel lattante) risultano maggiori i vantaggi piuttosto che gli effetti collaterali che da questi possono derivare. Ovviamente,anche in questo caso bisogna procedere con cautela e non tentare di imporsi prepotentemente sull’ideologia del genitore ma ragionare insieme nel rispetto del delicato rapporto tra medico e paziente.

    Non vaccinando si potrebbe incorrere nel rischio di perdita della cosiddetta “immunità di gregge” che potrebbe portare al ripresentarsi di una malattia.
    E’ chiaro che quando tutti son vaccinati, l’incidenza della malattia natualmente diminuisce.

    Flavia Paradiso

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