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Infermieri – Il ‘Nursing Up’: “Morire di lavoro dopo 24 ore di turno ininterrotto, per la salute dei pazienti” 

Il caso del medico di Manduria ci sconvolge e soprattutto delinea il paradosso senza fine degli operatori sanitari italiani nel 2022, tra case di riposo costrette alla chiusura per carenza di infermieri e pronto soccorsi nel pieno caos per lo stesso motivo“. Senza pii contare che, Ci sono case di riposo che, in numerose regioni del Nord Italia, rischierebbero addirittura di chiudere i battenti per la quasi totale assenza di infermieri, a dimostrazione che siamo di fronte al rischio di una nuova paralisi della sanità privata, con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano per anziani, soggetti fragili e malati cronici

Ma non dorme certo sonni più tranquilli il mondo della sanità pubblica, con i pronto soccorsi italiani, da nord a sud, alle prese con una vera e propria tempesta perfetta. 

“Eccolo il nostro fragile sistema sanitario – illustra De Palmache dopo due anni di pandemia, sarebbe dovuto risorgere come un’araba fenice dalle proprie ceneri, e invece è finito ancora di più sull’orlo del precipizio, con corsie praticamente sguarnite di personale e reparti a mezzo servizio, a causa di operatori sanitari contagiati dalle nuove varianti e costretti a rimanere a casa, professionisti legittimamente in ferie, ma soprattutto una voragine mai sanata, ovvero quella carenza strutturale di 80mila unità destinata solo a diventare nel tempo un vuoto incolmabile. Eccoli i nostri infermieri, sempre più soli, costretti a prendersi cura, nei triage degli ospedali, anche di 10 pazienti alla volta”.

Il Presidente Nazionale del Nursing Up, nella sua attenta analisi che riguarda il delicatissimo momento della nostra sanità, prosegue: e in tutt ciò? “Cosa fa la politica? Fin dove deve arrivare un professionista della salute, oltre alla sua evidente e  totale dedizione al proprio lavoro? La vicenda del medico di Manduria, che sarebbe morto addirittura dopo 24 ore di turno ininterrotto, da una parte ci sconvolge letteralmente, dall’altra ci spinge a rimboccarci le maniche”.

Ed ancora: “Sono tantissimi gli infermieri che vivono ogni loro nuovo giorno in condizione di rischio per la propria incolumità psico fisica: a troppi di loro viene chiesto di restare oltre il proprio orario di servizio, di fare più notti del dovuto. Davvero nel 2022 un medico o un infermiere possono morire di lavoro? E’ questa la fine che siamo costretti a fare per difendere e tutelare la salute dei cittadini? Dove sono le congrue assunzioni promesse da tempo, dove sono gli indispensabili ricambi generazionali, soprattutto abbiamo il dovere di chiederci, tutte le parti in causa devono farlo, se non siamo vicini a raggiungere davvero un punto di non ritorno. E non ci vengano a dire che siamo in piena crisi politica, non ci vengano a dire che ci sono altre priorità a cui pensare.

Infine, scrive concludendo la sua lunga lettera il presidente degli infermieri italiani, “Cosa c’è di più importante, in un Paese civile, della salute dei cittadini e di quella degli operatori sanitari che la devono difendere? A questo punto chiediamoci pure, senza peli sulla lingua, che destino avranno quei  miliardi di euro a disposizione del nuovo Pnrr Missione 6, per ricostruire la sanità di prossimità. Fiumi di parole e di denaro, progetti che presentano castelli da costruire su solidi basamenti, ma a fronte di questa reale e grave assenza di personale, chi potrà realizzarli? Qui rischiamo un flop senza precedenti. Ce lo possiamo davvero permettere?”, chiosa De Palma.

Max