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“La Russia attaccherà nei prossimi giorni”, ribatte Biden. Intanto la diplomazia Ue sta lavorando ad un incontro fra i due presidenti

Il presidente Joe Biden è una ‘figura’ di transizione, messa lì per dare il benservito a Trump, e questo spiega perché gli Stati Uniti, oltre ad aver a che fare con una crisi economica interna devastante, continuano a subire passivamente gli spaventosi vantaggi commerciali della Cina, evidenziando il vuoto di ciò che un tempo rappresentava invece il fiore all’occhiello dell’amministrazione a stelle e strisce: l’arte della diplomazia nella politica estera. Una defaillance che Biden è riuscito a marcare tornando a sposare la politica delle armi, quell’odioso ed inutile ‘braccio di ferro’ che ormai appartiene soltanto agli Heroes’movie. Tuttavia, in virtù del mastodontico apparato bellico che gli Usa coltivano da sempre, mantenendo un’infinita pletora di ‘fantagenerali iper-stellati’, smaniosi di attaccare chiunque, soltanto in questa dimensione Biden può sentirsi ‘al sicuro’.      

Mentre Biden parla soltanto di attacchi imminenti, come Draghi conferma è attiva una fitta rete diplomatica per placare gli animi

Dunque quando il presidente americano afferma che la Russia si arresta ad attaccare, altro non fa che ripetere ciò che i suoi ‘smaniosi’ geniali auspicano. Fortuna il suo segretario di Stato il quale, in linea con il pragmatismo e la ragionevolezza dei Paesi Ue, sta alacremente lavorando battendo ogni via diplomatica possibile. Tanto è che, come ribadito anche da Draghi stasera, l’obiettivo è quello di fare il più in fretta possibile, per far sedere il presidente russo e quello ucraino intorno ad un tavolo.

Biden resosi conto della monotonia dei suoi argomenti, oggi ha virato sulla diplomazia affermano che “Non vogliamo una guerra”   

In tutto ciò però Biden non ha mai mollato la presa, come anche oggi, continuando a rimarcare che ”Abbiamo motivo di credere che le forze russe stanno progettando di attaccare l’Ucraina nei prossimi giorni. Riteniamo che prenderanno di mira la capitale Kiev, una città abitata da 2,8 milioni di cittadini innocenti“. Poi, rendendosi conto di passare per ‘un disco rotto’, mentre tutte le diplomazie continuano a lavorare, oggi ha aggiunto una ‘premessa’: “Stiamo parlando apertamente e ripetutamente dei piani russi non perché vogliamo una guerra, ma perché stiamo facendo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per eliminare ogni ragione che la Russia potrebbe addurre come pretesto per l’invasione”.

Dal canto suo Putin non ha certo fatto una bella figura affermando cose poi smentite dai fatti: ma dove è il ritiro?

Certo, come dice la nonnina che promuove in tv un sistema di comunicazione: “Fidarsi è bene ma…”. Dunque ben venga anche la marcatura stretta che gli strateghi militari Usa stanno via via spalmando sul territorio. E’ infatti bene sapere che, come ha rivelato l’ambasciatore americano presso l’Osce, Michael Carpenter che, contrariamente al ritiro annunciato dallo stesso Putin (che nel frattempo continua a perdere punti), addirittura il numero dei militari russi lungo i confini ucraini, negli ultimi giorni è andato addirittura crescendo! 

L’ambasciatore Usa presso l’Ocse, altro che ritiro: “Lungo i confini ucraini vi sono ammassati circa 190mila soldati russi”

Come ha infatti relazionato Carpenter: ”Valutiamo che la Russia abbia ammassato fra i 169mila e i 190mila uomini in e attorno (considerando anche i ‘separatisti’ interni all’Ucraina,ndr),  all’Ucraina, rispetto ai circa 100mila del 30 gennaio. E’ la più significativa mobilitazione militare in Europa dalla Seconda guerra mondiale”.

Dunque, attaccheranno, sarà guerra? Difficile dirlo. Qualche ‘scaramuccia’ – anche per il logorio della tensione nervosa sul campo – sarà per forza di cosa ‘inevitabile’, dubitiamo fortemente invece che si possa arrivare a scontri ‘diretti’, che non gioverebbero a nessuno. Si tratta di dover dare un ‘contentino’ a Putin che (vedi i precedenti con Erdogan), ancora una volta ha giocato malissimo le sue carte…

Max