Home ATTUALITÀ La talpa di Wikileaks Manning libera, ma per poco

La talpa di Wikileaks Manning libera, ma per poco

Chelsea Manning
Dopo 62 giorni di carcere è tornata libera Chelsea Manning, la “talpa” che passò a Wikileaks numerosi documenti secretati dell’esercito americano che rivelavano abusi dei soldati in Iraq. Manning si trovava nel carcere William G. Truesdale di Alexandria, in Virginia, per l’accusa di oltraggio alla Corte, in quanto si rifiutò di dare testimonianza davanti a un gran giurì su Wikileaks. Una libertà comunque provvisoria, in quanto il 16 maggio è stata richiamata a comparire in tribunale come sottolineano i suoi avvocati.

La talpa di Wikileaks Manning decisa a non testimoniare

Chelsea Manning aveva ricevuto la grazia dal presidente Obama, quando aveva già scontato 7 dei 35 anni ai quali era sta condannata. Anche se la donna non è imputata nel caso che investe Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, sembra non avere intenzione di testimoniare. L’8 marzo l’arresto, infatti, per aver rifiutato di presentarsi davanti al gran giurì dell’Eastern District della Virginia sul caso Wikileaks. Per i suoi legali, la Manning è stata vittima di una detenzione punitiva. “Lei è convinta che testimoniare significherebbe tradire le cose in cui crede. E’ pronta a pagare le conseguenze per le cose in cui crede e non dovrebbe sorprendere nessuno il fatto che abbia il coraggio di portare avanti le sue convinzioni”. Dopo il gran rifiuto, il giudice aveva espresso la tentazione di lasciare Chelsea Manning in carcere finchè non avesse deciso di testimoniare o almeno fino alla fine delle indagini da parte della procura. Assange è stato preso in consegna delle autorità britanniche nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, e gli Stati Uniti chiedono la sua estradizione. La Manning, con il suo “leak”, aveva mostrato al mondo gli abusi dell’esercito americano, con assassinii e stupri avvenuti in Iraq dal 2004 al 2009.