Libia, crescono i numeri della tragedia

    Nel grande e grave caos della Libia, sono sempre maggiori i numeri della tragedia degli scontri bellici tra l’una e l’altra fazione: si è arrivati, secondo le ultime stime, a oltre 200 morti e 25mila sfollati. In Italia, dove il problema Libia è fortemente sentito non fosse altro che per questioni di vicinanza geografica e per le collaterali problematiche legate ai flussi migratori che questo squarcio bellico sta generando e promette di generare, il premier Conte ha riferito gli ultimi dati in Senato mentre il consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce alla ricerca di una linea comune e condivisa.

    Libia, crescono i numeri della tragedia: oltre 200 morti e 25mila sfollati

    Tripoli e tutta la Libia crollano sotto il peso agghiacciante delle morti e del dolore, e sotto la scure della potente pioggia di piombo e missili scagliata dall’aggressiva avanzata del generale Khalifa Haftar. Il generale ha sganciato missili in piena notte nella popolosa area di Abu Slim, attigua alla capitale, e peraltro vicino all’ospedale. Il leader del governo di unità nazionale Fayez al Sarraj ha aspramente criticato l’azione di Haftar definito un “criminale di guerra”, e altrettanto ruvida è la parole dell’inviato dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè: “L’uso indiscriminato di armi esplosive in aree civili costituisce un crimine di guerra, l’uccisione di persone innocenti è un’eclatante violazione”. Sempre Salamè giorni fa bollò l’offensiva di Haftar come un “colpo di Stato”: in ogni caso il bombardamento notturno entrerà appieno nel dibattito del Consiglio di sicurezza dell’Onu.  I numeri delle vittime, superiori a oltre le 200 unità, come quelli degli sfollati arrivato a 25.000 persone, rendono evidente la drammaticità e l’urgenza del conflitto. “Bombardare le aree residenziali è un crimine contro l’umanità: dimostra che Haftar è un criminale di guerra e sarà ricercato dalla giustizia a tutti i livelli”, ha detto intanto Sarraj da Abu Slim, poco dopo la caduta di missili.