Monza, 23enne portata dai genitori in Pakistan con l’inganno, probabile intervento della Farnesina

    Un fatto che ha scosso molte coscienze quello di una giovane pakistana a Monza, costretta dalla sua famiglia a lasciare la città per tornare nel suo paese d’origine e sposarsi. La 23enne, disperata, lo scorso 29 giugno ha chiesto aiuto alla sua vecchia scuola, in provincia di Monza, attraverso una lettera: “Vi prego, aiutatemi – ha scritto – mi hanno preso tutti i documenti e mi hanno lasciata qui”.?L’istituto, ricevuta la lettera, ha denunciato l’intera vicenda ai carabinieri e alla Procura di Monza: tutti i documenti sono stati poi trasmessi alla Prefettura di Monza e Brianza perché interessi il ministero degli Esteri. Il titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, sta seguendo con cura l’accaduto.  “In considerazione della gravità di ciò che la giovane ha denunciato – si legge in una nota del ministero – la Farnesina sta acquisendo presso la Questura competente ogni utile elemento per verificare i fatti, al fine di valutare le modalità più appropriate per possibili interventi a tutela dei suoi diritti”. Il prefetto Giovanna Vilardi ha confermato che la Prefettura di Monza e Brianza ha informato l’Interpol, il servizio per la cooperazione internazionale di polizia, per approfondimenti sulla vicenda.?Tutto sarebbe iniziato nel 2015, quando la ragazza frequentava il quarto superiore: il padre le avrebbe impedito di continuare a frequentare la scuola, costringendola a restare a casa. Poi, nel 2017, insieme alla sorella, i genitori l’avevano riportata in Pakistan, dove l’avevano lasciata per far rientro in Italia. Un anno di segregazione e sofferenza, poi la ragazza ha scritto una lettera alla sua scuola spiegando di non aver abbandonato gli studi per sua volontà e chiedendo aiuto per tornare in Italia. Una professoressa avrebbe cercato di capire perché avesse smesso di studiare non riuscendo però a contattarla: i suoi genitori, come detto, l’avevano privata del permesso di soggiorno che lei aveva rinnovato, del passaporto e del codice fiscale. Questo per punirla del fatto che avesse voluto studiare e non acconsentisse a sposare l’uomo che loro avevano scelto per lei.?Nel frattempo la 23enne, in Pakistan, avrebbe conosciuto un ragazzo: “Ora vivo con lui ma i miei genitori non vogliono che stia con lui, perché la cultura nel nostro Paese non permette alle giovani di scegliere con chi stare – ha raccontato la giovane all’ANSA che l’ha raggiunta al telefono in Pakistan – Ho provato a chiedere aiuto alla mia ambasciata ma non mi hanno ascoltata.  Vi prego, voglio tornare in Italia, è lì che vedo il mio futuro”.?”Chiedo al ministero degli Esteri di attivare immediatamente le sue strutture per fare luce sul caso”, ha commentato in una nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e vice presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati. “Se questa notizia è confermata, se davvero la ragazza vuole tornare un Italia ma è trattenuta in ostaggio contro la sua volontà, per decisione dei genitori, per la solita inaccettabile decisione del padre di non farla vivere alla occidentale e di volerle impedire un matrimonio libero con un ragazzo scelto da lei, chiediamo alla Farnesina di attivarsi immediatamente con le autorità del Pakistan per favorire il suo ritorno in Italia, ovviamente lontano da questa famiglia”.?