Home BENESSERE “Scandalo false infermiere nigeriane in UK: l’Italia non è immune da rischi....

“Scandalo false infermiere nigeriane in UK: l’Italia non è immune da rischi. Doveroso verificare i titoli di studio”, l’appello del Nursing Up

Il recente intervento del nostro Ministro della Salute Schillaci a Bari, sulla ferma volontà del Governo di risanare e soprattutto revisionare il nostro vetusto sistema sanitario, non può che accogliere ad oggi il nostro pieno consenso, dal momento che finalmente il Ministro parla apertamente di deficit legato alla carenza di infermieri”.

Tuttavia – prosegue Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Uplo stesso Schillaci, ammette apertamente che, al momento, non c’è altra soluzione, per sanare la cronica carenza di personale, che affidarsi ai professionisti stranieri provenienti da Paesi con cui stiamo chiudendo accordi da tempo, come avvenuto con l’India o con l’America Latina nel caso della Lombardia, nel progetto fortemente voluto dall’assessore al Welfare, Guido Bertolaso”.

Falsi infermieri dall’estero, il Nursing Up: “Centinaia di infermiere e ostetriche nigeriane hanno falsificato il risultato dell’esame di idoneità”

Ed in tutto ciò, tiene a rimarcare il rappresentate sindacale degli operatori sanitari, “Nel contempo, non può lasciarci indifferenti lo scandalo che ha travolto negli ultimi giorni il Regno Unito, con le centinaia di infermiere e ostetriche nigeriane che, in mancanza di requisiti, avrebbero falsificato il risultato dell’esame di idoneità per equiparare il proprio titolo di studio a quello del paese di destinazione, e quindi avere la possibilità di emigrare. Ed in tal contesto, aggiunge ancora il Nursing Up, “E’ doveroso soffermarci, come sempre per il bene della salute dei pazienti, sui criteri di controllo dei titoli di studio dei professionisti stranieri extracomunitari che vengono reclutati , in Italia, per “tappare le falle” del nostro personale”. 

Ebbene lo Stato, attraverso il Decreto Bollette, ha voluto dare risposta alla crisi di professionisti, prolungando norme introdotte  dai Decreti Covid del 2020, e quindi consentendo alle strutture sanitarie di utilizzare “in deroga” fino al 31/12/2025 personale sanitario (infermieri, medici, ecc.) che ha conseguito il titolo in paesi esteri.

Falsi infermieri dall’estero, il Nursing Up: “Suscita perplessità la decisione di inserire la possibilità di esercitare la Professione Infermieristica per gli stranieri”

Questo è accaduto in particolare per i professionisti provenienti dall’Ucraina in fuga dal proprio paese”. Dunque, continua De Palma, “Suscita più di una perplessità, in noi, la decisione di inserire la possibilità di esercitare la Professione Infermieristica per i professionisti stranieri, in deroga all’iscrizione all’Albo Professionale fino al 31 Dicembre 2025, e la correlata possibilità di ottenere il riconoscimento del solo titolo di Studio; tale previsione, originariamente pensata nel periodo pandemico ha la finalità di arruolare quanto più velocemente possibile personale nelle nostro strutture sanitarie”.

Falsi infermieri dall’estero, il Nursing Up: “Il riconoscimento in deroga non sostituisce né si sovrappone al riconoscimento di un titolo sanitario conseguito in un Paese comunitario o extracomunitario”

Nello specifico, per “riconoscimento in deroga” si intende l’atto rilasciato da ciascuna Regione e Provincia autonoma, in esito ad un procedimento amministrativo, con il quale viene attestato il possesso da parte degli interessati dei requisiti che consentono l’esercizio temporaneo, sul territorio, delle qualifiche professionali sanitarie o della qualifica di operatore socio-sanitario, in deroga alle norme sul riconoscimento delle predette qualifiche professionali.

Infatti, commenta De Palma, “Il riconoscimento in deroga regionale o provinciale pertanto non sostituisce né si sovrappone parzialmente al decreto di riconoscimento di un titolo di studio sanitario conseguito in un Paese comunitario o extracomunitario, ai fini dell’esercizio in Italia dell’attività professionale, rilasciato dal Ministero della Salute, che consente la regolare iscrizione all’Ordine professionale di riferimento”.

Falsi infermieri dall’estero: ma cosa prevede la legge in parole povere?

Prima del decreto – illustra il responsabile nazionale del Nursing Up – la norma rendeva possibile l’esercizio delle professioni sanitarie in Italia, a coloro che avevano conseguito il titolo all’estero, dopo la verifica da parte del Ministero della Salute che il percorso didattico fosse conforme o semi conforme a quello italiano”. E “Se non era conforme, il professionista era tenuto a sostenere degli esami per compensare. Ora è sufficiente che il richiedente presenti una copia autenticata del titolo conseguito all’estero e del certificato di iscrizione al corrispettivo del loro Ordine Professionale e lo presenti presso un Ufficio Regionale per vedersi automaticamente concessa la possibilità di poter esercitare la delicata Professione Sanitaria sul nostro territorio. A questo punto sarebbe opportuno – continua De Palma – che lo stesso Ministro Schillaci tenga ben presente il recente monito del Ministro degli Esteri, Tajani”.

Falsi infermieri dall’estero, il Nursing Up: “La revisione del nostro sistema sanitario, non può che partire da una rigorosa valorizzazione economico-contrattuale dei nostri professionisti”

C’è inoltre da dire, ribatte De Palma, che “La revisione del nostro sistema sanitario, con tutto il rispetto per gli infermieri stranieri, non può che partire da una rigorosa valorizzazione economico-contrattuale dei nostri professionisti dell’assistenza. Le parole rinascita e ricostruzione non possono non essere direttamente correlate ad azioni concrete finalizzate ad arginare la fuga all’estero e le dimissioni volontarie dei nostri infermieri, la categoria professionale che nei numeri, sia chiaro una volta per tutte, è quella numericamente più carente”.  Onestamente, rimarca il sindacalista degli operatori sanitari, “Facciamo poi onestamente fatica a immaginare, sorvolando per un attimo il discorso del titolo di studio, (che tuttavia non può essere chiaramente accantonato con una deroga che rischia di trasformarsi un pericoloso boomerang), che solo un mese di formazione di lingua italiana possa consentire a un infermiere straniero di poter svolgere a pieno le proprie funzioni, ad esempio in un pronto soccorso affollatissimo, oppure in un reparto nevralgico.

L’esempio di quanto avvenuto in Lombardia, con gli infermieri sudamericani, che da dicembre scorso hanno già preso servizio in alcune aziende sanitarie locali, dopo sole quattro settimane di corso di lingua italiana, non può che provocare in noi profonda preoccupazione, continua De Palma.

Falsi infermieri dall’estero, il Nursing Up: “Non è certo tappando le falle con i professionisti stranieri che si concretizzerà il salto di qualità…”

Insomma, conclude il sindacalista, “Non è certo tappando le falle con i professionisti stranieri (il cui titolo di studio va naturalmente sottoposto a rigorosi controlli per evitare il ripetersi di scandali come quelli avvenuti per le infermiere nigeriane destinate al Regno Unito) che si concretizzerà quel salto di qualità che la sanità italiana e soprattutto i cittadini attendono da tempo”.

Max