Siri, la Lega incassa il no e riparte

    Dopo il duro colpo relativo alla decisione presa dal Consiglio dei Ministri e ratificata dalle parole del premier Conte sul caso Siri, la Lega incassa il no, e il duro colpo che ne consegue, leccandosi le ferite ma pronta a ripartire e, secondo l’interpretazione di alcuni, a ricambiare. Secondo quanto emerge intorno ai rumors che ci respirano attorno agli umori non esattamente ottimali dell’entourage della Lega, il rifiuto di mediare in relazione alla vicenda del sottosegretario Armando Siri produrrebbe nella Lega la percezione dell’esigenza di una nuova tempesta politica: secondo alcuni, la suggestione sarebbe quella di andare verso il mare aperto delle elezioni, ma secondo altri i dubbi relativi allo stato di salute della scialuppa indicherebbe la prudenza. Prima di navigare a vista, la Lega come farebbe un esperto pokerista, pare però voglia andare a ‘vedere’, e nella impossibilità attuale di portare il governo verso una nuova rotta o nuovi equilibri risiederebbe la volontà di temporeggiare. 

    Siri, la Lega incassa il no e riparte. E sugli equilibri di governo la parola d’ordine è aspettare

    Anche se Salvini ha tuonato, in queste ore, sul tema ‘droga’, in realtà, quel che si respira è aria di tempesta in un bicchier d’acqua. Si sospetta che mancando una alleanza diversa da quella con il Movimento cinque stelle, non si va al contrasto, perchè l’ignoto è una ipotesi poco percorribile. E mentre l’entourage di Salvini, sul tema Siri si limita a dire “i processi si fanno in tribunale e credo che in Italia ci siano 60 milioni di presunti innocenti fino a prova contraria”, il leitmotiv è sempre lo stesso: aspettare. Come anche sul tema del governatore Fontana: “Mi dispiace che qualcuno si stia sporcando la bocca su di lui”. Si vocifera: “Dobbiamo vedere se adesso che hanno raggiunto il loro obiettivo, hanno avuto lo scalpo di Siri, si calmeranno. Saranno determinanti i prossimi giorni, prima del voto del 26 maggio”. Giochi di equilibri, giochi di prestigi, e di futuri politici ancora foschi.