‘CAMBIANO I COSTUMI’ – DEGLI 11MILA BAGNINI CHE VIGILANO LE NOSTRE SPIAGGE IL 14% È DONNA

    Nell’immaginario collettivo, fino a poco tempo fa il mito del bagnino con canotta rossa parlava con accento romagnolo e, in barba alla sua reale missione, ‘sembrava’ frequentasse i bagni rivolgendo le sue attenzioni più alle villeggianti che ai bagnanti. Tutt’altra storia rispetto agli ammiratissimi – ed ambiti – bagnini californiani i quali, ‘capitanati’ da una splendida Pamela Anderson, hanno letteralmente pensionato i nostri ‘abbronzatissimi piacioni’, rinverdendo i fasti degli ‘angeli delle spiagge’ con i fisici scultorei degli infaticabili e preparatissimi surfer di Baywatch. Un lavoro stagionale (per uno stipendio medio base di 1200 euro per almeno quattro mesi all’anno), quello dal bagnino, sempre più ambito ed in continua evoluzione. Come rivela poi uno studio condotto da Cna Balneatori e dalle cooperative del settore, oggi nel Paese (fra mare, laghi, fiumi e piscine), la categoria vanta 11mila bagnini regolarmente assunti. Tanto per spiegare ‘come funziona’: il bagnino deve aver completato la scuola dell’obbligo e frequentato un corso specializzato di alcuni mesi alla Federazione italiana nuoto o alla Società nazionale di salvamento, dal costo di circa 400 euro. Al termine del corso di formazione si affronta un esame e, se lo si supera, si ottiene il brevetto. A stupire, in positivo, è che le donne rappresentano il 14%, vale a dire che ogni sette uomini troviamo una donna. Così come, con altrettanta positività, meraviglia il fatto che – in barba al luogo comune che vede impiegati i soli natii del luogo – circa il 7% dei bagnini non è nato in Italia. Le donne con gli anni, oltre che a dimostrare le loro altrettanto valide capacità natatorie, oltre che ad aggiungere alle spiagge il tocco femminile (e una vocazione piacevolmente di pari diritto), hanno incantato i genitori grazie alla loro innata capacità di trattare i bambini, notoriamente i ’clienti’ più difficili, in quanto spericolati e facili a smarrirsi. Ciò che davvero sorprende, sempre in barba ai luoghi comuni, è che sia proprio il tanto ‘vituperato’ – per machilismo – Sud Italia! Ad esempio, la Calabria è la regione che ‘sfoggia’ più donne occupate professionalmente nel salvataggio, con il 21,2% di bagnine (oltre una su 5). Ristabilisce l’equilibrio il Trentino Alto Adige (8,3%), seguono poi la Campania (6,5%), l’Emilia Romagna (6,1%), ed il Veneto (5,2%). Dicevamo poi dei bagnini regolarmente assunti e non nati in Italia. Si tratta del 6,84%, e li troviamo nel Friuli Venezia Giulia (21,2%), in Liguria (14,37%), in Sardegna (8,77%), nel Veneto (7,57%), ed in Puglia (6,77%). Leggendo poi le loro carte d’identità, si scopre che i loro luoghi di provenienza sono i Balcani (49%), Europa dell’Est (41%), nord Africa (6%), e resto del mondo (10%). Tornando invece al bagnino medio italiano, lo studio condotto da Cna Balneatori, e dalle coop (che forniscono i ’servizi di assistenza e di prevenzione al salvamento della vita umana in mare’, come evidenzia anche l’Istat, il 76% dei bagnini ha meno di 40 anni mentre, il rimanente 24%, ha superato gli ’anta’. I giovani, meno di 24 anni, sono infine rappresentati da un 14,5%.
    M.