‘LA VITTORIA DEL NO METTEREBBE FINE AL PARTITO DELLA NAZIONE, SAREBBE UN BENE PER IL PD E PER IL PAESE’, COSÌ D’ALEMA SULLE RIFORME

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    “La vittoria del No al referendum segnerebbe la fine del partito della Nazione. Sarebbe un bene per il Pd e per il Paese”. Non ha dubbi Massimo D’Alema presentando l’iniziativa del No al referendum al cinema Farnese. “Questa non è un’iniziativa che vuole dividere il Pd perché tanti che si sono rivolti a noi non sono del Pd. Sono cittadini che ci chiedono di dare voce alle ragioni del No. Ragioni che hanno radici nella storia e nella cultura della sinistra”. Numerosi gli esponenti della politica, della cultura e del professionismo, presenti al Farnese: da Cesare Salvi a Alfredo D’Attorre e Arturo scotto di Sinistra italiana, parlamentari Pd ’dissidenti’ come Massimo Mucchetti e Paolo Corsini. Nessun big della minoranza dem, come era annunciato. Ma in platea ci sono diversi portavoce: da quello di Pier Luigi Bersani, Stefano Di Traglia, a Chiara Rinaldini che da anni lavora con Rosy Bindi. E c’è pure qualcuno del fronte del Si. A dare un’occhiata è passato pure Rudy Francesco Calvo, responsabile della comunicazione della campagna del Si al referendum. “Esiste un fenomeno immenso – ha aggiunto D’Alema – che riguarda milioni di persone che hanno smesso di votare Pd, solo alle ultime amministrative il Pd ha perso oltre un milione di voti. C’è un partito senza popolo e un popolo senza partito a cui -specifica D’Alema- noi non vogliono dare un partito ma un’occasione di impegno civile”. “Noi daremo vita a un comitato nazionale e propongo a questa assemblea il nome di Guido Calvi come presidente”, annuncia D’Alema. Calvi, scherza, “non è iscritto al Pd e non può essere accusato di fare una nuova corrente nel Pd”. “Trovo sgradevole che il governo non definisca la data del referendum, da’ la sensazione di una furbizia…”, dice riferendosi alla data per la consultazione. “Si è cercato di spaventare i cittadini con scenari apocalittici, poi si è detto che non cambiava niente. Si è parlato di dimissioni e poi, visti i sondaggi, si è detto: no, no resto. Un caos totale”.

    M.