‘NO AI PRETI DAL ’CUORE BALLERINO’ A CACCIA DI CONSENSI’, PAPA FRANCESCO PARLA AI SACERDOTI E AI SEMINARISTI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO IN PIAZZA SAN PIETRO

    pap-francesco-300x225.jpg (300×225)

    Rivolgendosi alla ‘platea’ di sacerdoti e seminaristi provenienti da tutto il mondo, in occasione del Giubileo a loro dedicato, nel corso della messa in piazza San Pietro Papa Francesco ha ammonito che “I preti non devono avere un ’cuore ballerino’ che va in cerca di consensi e piccole soddisfazioni”. Tra le virtù che un buon pastore deve avere, ha precisato Bergoglio, spicca “un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli. Il cuore del Buon Pastore ci dice che il suo amore non ha confini, non si stanca e non si arrende mai. Lì vediamo il suo continuo donarsi, senza limiti; lì troviamo la sorgente dell’amore fedele e mite, che lascia liberi e rende liberi; lì riscopriamo ogni volta che Gesù ci ama ’fino alla fine’, senza mai imporsi.Il cuore del Buon Pastore è proteso verso di noi, ’polarizzato’ specialmente verso chi è più distante; lì punta ostinatamente l’ago della sua bussola, lì rivela una debolezza d’amore particolare, perché tutti desidera raggiungere e nessuno perdere”. Come spiega ancora il Pontefice: “davanti al Cuore di Gesù nasce l’interrogativo fondamentale della nostra vita sacerdotale: dove è orientato il mio cuore? Il ministero è spesso pieno di molteplici iniziative, che lo espongono su tanti fronti: dalla catechesi alla liturgia, alla carità, agli impegni pastorali e anche amministrativi. In mezzo a tante attività permane la domanda: dove è fisso il mio cuore, dove punta, qual è il tesoro che cerca? Perché – dice Gesù – ’dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore’. Anche il cuore del pastore di Cristo conosce solo due direzioni: il Signore e la gente.Il cuore del sacerdote è un cuore trafitto dall’amore del Signore; per questo egli non guarda più a sé stesso, ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Non è più ’un cuore ballerino’, che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni; è invece un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli”. Quindi Francesco indica tre azioni imprescindibili per un prete: “per aiutare il nostro cuore ad ardere della carità di Gesù Buon Pastore, possiamo allenarci a fare nostre tre azioni, che le Letture di oggi ci suggeriscono:cercare, includere e gioire”. Un sacerdote non sia mai “ragioniere dello spirito” né “ispettore del gregge”, ha aggiunto il Papa, invitando i sacerdoti ad essere disponibili anche fuori orario, a non temere le critiche e a non difendere le proprie comodità. Il prete deve innanzitutto ’cercare’, ricorda Bergoglio: “Il profeta Ezechiele ci ha ricordato che Dio stesso cerca le sue pecore. Egli, dice il Vangelo, ’va in cerca di quella perduta’, senza farsi spaventare dai rischi;senza remore si avventura fuori dei luoghi del pascolo e fuori degli orari di lavoro. Non si fa pagare gli straordinari. Non rimanda la ricerca, non pensa ’oggi ho già fatto il mio dovere, me ne occuperò domani’, ma si mette subito all’opera; il suo cuore è inquieto finché non ritrova quell’unica pecora smarrita. Trovatala, dimentica la fatica e se la carica sulle spalle tutto contento. Il cuore che cerca – dice Bergoglio – è un cuore che non privatizza i tempi e gli spazi. Guai a pastori che privatizzano il loro ministero!Non è geloso della sua legittima tranquillità, e mai pretende di non essere disturbato. Il pastore secondo il cuore di Dio non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome, anzi, senza temere le critiche, è disposto a rischiare pur di imitare il suo Signore. Il pastore secondo Gesù ha il cuore libero per lasciare le sue cose, non vive rendicontando quello che ha e le ore di servizio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto sé stesso”. Un buon pastore non si arrende mai  “Andando in cerca trova, e trova perché rischia, non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più entrare. Come ogni buon cristiano, e come esempio per ogni cristiano, è sempre in uscita da sé. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: non è attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini”. Per Francesco un sacerdote deve respingere “pettegolezzi”, “giudizi” e “veleni”.La parola d’ordine per un sacerdote deve essere ’includere’: ” Cristo ama e conosce le sue pecore, per loro dà la vita e nessuna gli è estranea. Il suo gregge è la sua famiglia e la sua vita.Non è un capo temuto dalle pecore, ma il Pastore che cammina con loroe le chiama per nome. E desidera radunare le pecore che ancora non dimorano con Lui”. “Ministro della comunione che celebra e che vive, non si aspetta i saluti e i complimenti degli altri, ma per primo offre la mano, rigettando i pettegolezzi, i giudizi e i veleni.Con pazienza ascolta i problemi e accompagna i passi delle persone, elargendo il perdono divino con generosa compassione. Non sgrida chi lascia o smarrisce la strada, ma è sempre pronto a reinserire e a ricomporre le liti. E’ sereno interiormente, ed è felice di essere un canale di misericordia, di avvicinare l’uomo al Cuore di Dio. La tristezza per lui non è normale, ma solo passeggera; la durezza gli è estranea, perché è pastore secondo il Cuore mite di Dio”.

    M.