A.A.A. CERCASI ARTIGIANI? NO, ‘CHIUSE 22MILA AZIENDE NEL 2015’

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    Si è parlato molto di segnali di ripresa dalla crisi, beneficio che non sta vivendo l’artigianato, che nel 2015, ha visto perdere circa 22mila imprese. Dal 2009, le imprese sono diminuite di 116mila unità. Il numero delle aziende artigiane in Italia, è sceso sotto quota 1.350.000. Ha fornire i dati, è il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. “A differenza degli altri settori economicil’artigianatoè l’unica categoria economica checontinua a registrare un netto calodelle imprese attive; infatti, guardando alle imprese non artigiane solo l’agricoltura e l’estrazione di minerali evidenziano una flessione nell’ultimo anno”. Nello specifico, la Cgia, rileva: l’edilizia (- 65.455 imprese)e itrasporti (-16.699), che sono le categorie artigianela quale hanno risentitomaggiormente deglieffetti negativi della crisi.In netta perdita anche le attività manifatturiere, in particolar modo le imprese metalmeccaniche (-12.556 per i prodotti in metallo e -4.125 per i macchinari) e gli artigiani del legno (-8.076 che diventano -11.692 considerando anche i produttori di mobili). Dati ottimi, invece, per quanto riguarda parrucchieri ed estetiste (+2.180), gelaterie-rosticcerie-ambulanti del cibo da strada (+ 3.290) e le imprese di pulizia e di giardinaggio (+ 11.370) sono aumentate di numero. Maggiori difficoltà al sud: Sardegna (-14,1%), Abruzzo (-12%) e Basilicata/Sicilia (entrambe con -11,1%) hanno subito le contrazioni più importanti. In questi ultimi 6 anni nessuna delle 20 regioni italiane ha fatto segnare una variazione positiva e, anche nell’ultimo anno, il segno meno compare per tutte le regioni. “Le ragioni – sempre secondo il coordinatore Paolo Zabeo – sono dovute alla caduta dei consumi dellefamiglie e la loro lenta ripresa, l’aumento della pressione fiscalee l’esplosione del costo degli affittiche hanno spinto fuori mercato molte attività, senza contare che l’avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie – conclude – hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un’elevata capacità manuale”.

    D.T.