A DISPETTO DEI MILLE TIMORI ESPRESSI DALL’ESITO DELLE URNE, I MERCATI FINANZIARI NON TEMONO SCOSSONI

    Bruxelles in testa, nelle ultime settimane sono state ipotizzate diverse – e per certi versi disparate – ipotesi rispetto all’esito delle nostre elezioni politiche, ma in che modo potrebbe realmente incidere su mercati? In realtà la Borsa sembra non aver assolutamente subito influenze in questo senso: a Milano ad esempio, l’indice Ftse Mib si è mosso in linea, se non addirittura meglio degli altri indici europei mentre, il temutissimo e spread dei Btp decennali – con i Bund tedeschi – è rimasto stabile. E’ vero che i gestori e gli ananlisti gestori si interrogano sulla capacità del nuovo governo, probabilmente di coalizione, di continuare sul sentiero delle riforme ma, all’orrizzonte nessuno ha prospettato drastiche reazioni. I ’boss’ della Cross Asset Research di Lyxor Asset Management, Lionel Melin (senior Cross asset strategist), e Jeanne Asseraf-Bitton spiegano che “Il mancato raggiungimento di una maggioranza al Parlamento sembra essere lo scenario di base degli analisti politici. La regola suggerirebbe un secondo round ma, come spesso succede in Italia, un accordo parlamentare debole dovrebbe bastare a formare un nuovo governo. Questo scenario non dovrebbe provocare perturbazioni di rilievo, anche se non offrirebbe opportunità di riforme fondamentali”. Dal canto suo, la senior economist di ’Hermes Investment Management’, commenta che “sebbene i rischi nel breve termine siano contenuti, nel medio termine ci sono alcune sfide da affrontare. Il Paese ha bisogno di riforme strutturali per riacquistare competitività. Esito difficile visto che gli elettori sono divisi e che il nuovo sistema elettorale non ancora collaudato tende a favorire le coalizioni. Le elezioni condurranno probabilmente a una coalizione di governo con un mandato debole, incapace di proporre le riforme necessarie, ma ciò implicherebbe anche una sostanziale continuità politica, consentendo una graduale riduzione del rapporto debito/Pil”. Secondo Richard Flax, chief investment officer di ’Moneyfarm’, le soluzioni più probabili sono “un governo di grande coalizione oppure un governo del presidente che accompagni il Paese verso una seconda tornata elettorale prima della fine dell’anno”. Stesso discorso anche per Alessandro Allegri, ad di ’Ambrosetti Asset Management Sim’, che vede come “scenario più plausibile un governo di coalizione molto ampia, con il dubbio circa la capacità di garantire quella stabilità sufficiente per consentire un proseguimento della ripresa in atto nel Paese”. Ma mentre la maggior pate degli operatori ’scommettono’ sulla grande coalizione, c’è anche chi la vede in manira opposta, come il senior economist di macro & strategy di ’NN Investment Partners, per Willem Verhagen, secondo cui “Il risultato atteso , è una ’grande coalizione’ instabile o uno stallo prolungato, che a tempo debito condurrà a nuove elezioni. Il principale punto controverso non sarà più l’adesione all’Ue o all’euro, ma le prospettive di politica fiscale”. Tuttavia il trend di crescita, spiega secondo Patrice Gautry, chief economist Union Bancaire Privée – Ubp, “dovrebbe continuare ad alimentare l’andamento del mercato, a meno che dall’esito delle elezioni politiche non emerga una grande sorpresa negativa”. A parlare di un rischio per l’azionario -che potrebbe arrivare con una “coalizione di partiti minori”, tipo Lega-M5S, che avrebbe “un impatto negativo” sui listini europei – è Antoine Lesné, responsabile strategia Emea di Spdr Etfs (State Street Global Advisors). In caso di stallo politico, sui mercati obbligazionari “gli spread potrebbero allargarsi in quanto servirà tempo ai partiti per formare una coalizione”, precisa Filippo Alloatti, senior credit analyst di ’Lyxor Am’. Dunque, ladilà degli esiti delle urne, non dovremmo grosse soprese, come osserva Mentre Lewis Grant, senior portfolio manager Global equities di ’Lyxor Am’, secondo cui “nonostante un panorama politico frammentato e un nuovo sistema elettorale di voto non testato, i mercati rimangono per ora calmi. Ciò potrebbe cambiare subito dopo i risultati, in quanto gli investitori dovranno assimilare il risultato”. In sostanza, il pericolo di un governo “euroscettico rimane sotto controllo”, affermano convinti i market strategist di ’Ig’, Vincenzo Longo e Filippo Diodovich, “Non ci aspettiamo una forte volatilità nel breve termine, a parte qualche scossa all’indomani del voto, destinata comunque a rientrare nell’arco di qualche seduta”, certo, sottolineano, più preoccupante potrebbe essere lo scenario di un governo guidato da un preciso schieramento, che potrebbe far affiorare delle vendite più importanti su Piazza Affari e sui BTp, con conseguente allargamento dello spread. Nel lungo periodo, invece, la mancanza di una maggioranza forte potrebbe compromettere l’agenda delle riforme, rendendo il Paese più vulnerabile a un eventuale shock dell’economia”.
    M.