A Roma rapporto sui Paesi senza libertà di pensiero

    Libertà di pensiero: lavori in corso.
    È stato mostrato alla stampa a Roma, all’interno della Sala stampa della Camera dei Deputati, il Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo di quest’anno, promosso dall’International Humanist and Ethical Union (Iheu), di cui l’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti sono membri.L’edizione del 2018 è la prima -da quando, sei anni fa, l’Iheu ha cominciato a stilare il Rapporto- ad avere un elenco aggiornato di tutti i Paesi del mondo, classificati secondo il livello di discriminazione nei riguardi di atei, umanisti e non religiosi.Nella black list della nazioni in cui la vita per un ateo è complicata sono, in ordine: Arabia Saudita, Iran, Afghanistan, Maldive, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Mauritania, Malesia, Sudan, Brunei. I dieci migliori: Belgio, Olanda, Taiwan, Nauru, Francia, Giappone, São Tomé e Príncipe, Norvegia, Usa, Saint Kitts e Nevis. L’Italia si trova al 159.mo posto, preceduto dallo Zimbabwe e prima ancora dello Sri Lanka. “A farci guadagnare questa invidiabile posizione – hanno detto dalla Uaar- sono diverse criticità: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche al sistema dell’8 per mille. Dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. L’Italia, inoltre, è tra i paesi che puniscono la blasfemia (articolo 724 codice penale) e tutela il sacro in maniera particolare, attraverso le fattispecie di vilipendio, tra cui l’ultima (aggiunta nel 2006) è una fattispecie speciale di danneggiamento, che prevede fino a due anni di carcere”. Nel globo sono 71 i Paesi in cui ci sono limiti legali all’espressione della propria blasfemia: in 18 di questi è prevista una sanzione, in 46 la prigione, in 7 la condanna a morte (Afghanistan, Iran, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita e Somalia). 18 sono invece gli stati che condannano come un crimine l’apostasia: in 6 è prevista la prigione (Bahrein, Brunei, Comore, Gambia, Kuwait, Oman) e in 12 la pena capitale (Afghanistan, Iran, Malaysia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen). La gran parte di questi 12 Stati spesso reputa la blasfemia come prova di apostasia.Uno dei punti in comune tra i paesi che non permettono del tutto la libertà di coscienza “è il fatto che hanno codici legali in cui è profondamente radicata una visione conservatrice dell’Islam. Questo non significa però che nazioni con una popolazione a maggioranza musulmana siano sempre e comunque tra le peggiori: ci sono Stati come il Burkina Faso e il Senegal che si piazzano infatti relativamente bene nella classifica (rispettivamente al 19.mo e al 55.mo posto)”. Il Rapporto di quest’anno -presentato in Italia dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti in collaborazione con l’Iheu- spiega come i diritti umani tendano a sostenersi a vicenda: dove atei e agnostici sono tormentati, di solito lo sono anche le minoranze religiose.”Siamo molto contenti di aver presentato il Rapporto in questa cornice -ha detto Adele Orioli, responsabile iniziative legali dell’Uaar- perché è manifestazione di un interesse da parte delle nostre istituzioni”. Un interesse “quanto mai necessario e che speriamo si traduca in atti concreti -ha quindi aggiunto- perché se è vero che i problemi più gravi si riscontrano in Afghanistan, Iran e via dicendo, è anche vero che il nostro 159.mo posto dovrebbe indurre le istituzioni a muoversi con urgenza per colmare il gap che ci separa dai Paesi ai primi posti della classifica”.