Agrumi amari, dalla Tunisia il pericolo ‘macchia nera’

    ‘Grazie’ anche alle politiche europee che in qualche modo contribuiscono a ‘danneggiare’ il nostro ‘patrimonio eno-gastronomico’, imponendo prezzi e quantità, spesso ci vediamo costretti ad importare (soprattutto nel settore ortofrutticolo), prodotti di pessima qualità rispetto ai nostri, invece destinati al macero in quanto spesso controproducenti nel produrli.
    Oltretutto, e questo va sottolineato, non sempre ciò che importiamo segue una filiera igienico-sanitario come la nostra, e le sorprese – sgradite – sono sempre dietro l’angolo. 
    L’ultima in ordine di tempo, riguarda alcuni ‘carichi’ di agrumi provenienti dalla Tunisia, che hanno evidenziato la presenza di un fungo che ne deteriora la buccia (per questo chiamato ‘a macchia nera’), rendendole perciò inutilizzabili.
    L’evento ha fatto rizzare i capelli a tutti perché, come ha spiegato in merito Coldiretti, tale fungo non era mai giunto fino in Europa proprio in virtù di una politica di prevenzione più che accorta. Va anche spiegato però che in certi casi, come appunto per le arance, gli agrumi hanno una duplice destinazione, essendo impiegate sia sul ‘fresco’ (mercati e grande distribuzione), che sulla trasformazione industriale. Occorre dunque grande accortezza per evitare contagi pericolosissimi e, avverte ancora Coldiretti, “L’Italia non può permettersi l’invasione di altri patogeni alieni dopo che, dalla ’tristeza’ degli agrumi alla Xylella fastidiosa, dalla cimice moarmorata asiatica alla a Drosophila suzukii il moscerino killer fino al cinipide del castagno, hanno fatto strage dei raccolti”.
    La scoperta di questa particolare malattia degli agrumi risale addirittura al 1895, ed è stata isolata in Australia, per poi allargarsi a macchia d’olio toccando la Nuova Zelanda, la Cina sud-orientale, la Russia orientale, l’Indonesia, l’isola di Giava, le Filippine, Singapore, il Kenya, il Mozambico, il Sud Africa, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Argentina e Brasile mentre, sia nell’America centrale, nell’area caraibica e, per l’appunto in Europa, si è lavorato moltissimo proprio per evitare pericolosi focolai.  
    Dunque, la notizia che dalla Tunisia stavano per entrare in Italia oltre 100mila kg di agrumi infetti, ha subito attivato la profilassi e una sorta di barriera da parte degli organi  fitosanitari della Ue nei confronti del vicino paese africano. 
    I primi a lanciare l’allarme sono stati i tecnici spagnoli dell’Asaja, come ha poi confermato la ‘conta’ registrata dal potente database Europhyt, che ha suonato l’allarme denunciando“l’individuazione per la prima volta di questo pericoloso fungo nelle arance tunisine, porta il patogeno nel Mediterraneo, alle porte della Spagna e del resto dei Paesi dell’Unione europea”. 
    Così, mentre erano già serrati i controlli alle porte d’ingresso europee per gli agrumi provenienti da Argentina, Brasile, Sudafrica e Uruguay, ora Coldiretti invita alla massima prudenza anche nei confronti della Tunisia, che nel nostro paese esporta ogni anno migliaia di chili di arance e limoni. La ‘macchia nera’ è in agguato…
    M.