AMAZON, UN OCCASIONE OCCUPAZIONALE SPESSO STRESSANTE CHE, SPIEGA UN CORRIERE: ‘VIENE REGOLATA DA UN ALGORITMO’

    E’ un argomento controverso quello legato ad Amazon, colosso statunitense dell’E-commerce, che negli anni sta via via conquistando un posto prominente nel mercato mondiale. Se da un lato infatti la ‘politica’ fiscale-economica della mega azienda lascia grosse perplessità rispetto gli aspetti fiscali (basti pensare alla mega sanzione che la Commissione Ue gli ha imposto per evasione), dall’altra è vista da altri come una sorta di ‘miracolo’ per le occasioni occupazionali che comporta sul territorio ‘di conquista’. Ne è la riprova il neo insediamento nell’area industriale di Passo Corese (Roma), dove l’arrivo di Amazon ha rappresentato una sorta di ‘luce’ nelle buie giornate di inattività delle migliaia di disoccupati dei quali ‘pullula’ anche l’area Sabina. Ma riuscire a lavorare per Amazon è poi davvero una ‘svolta’ vitale?. Una domanda alla quale ha risposto un interessante servizio dell’agenzia di stampa AdnKronos. La giornalista Chiara Moretti ha avvicinato ed intervistato i corrieri che lavorano per il colosso americano e, al pari delle assurde condizioni di lavoro al quale sono sottoposti i magazzinieri (intervistati recentemente nel coso di un reportage), quel che ne esce fuori è un lavoro che comporta ritmi vertiginosi. Amazon fonda infatti la differenza nella velocità del servizio, ma forse non tutti sanno che dietro questa velocità c’è un mondo di operai, dipendenti e corrieri, che debbono assolutamente obbedire ai dettami di un “algoritmo”. La Moretti ha avvicinato un dipendente del colosso che ha subito premesso: E’ questo il nostro vero problema, spiega all’AdnKronos Arturo, ma il nome è ovviamente di fantasia, perché “sa lavoro ancora dentro, sono un ’driver’, un fattorino, non posso espormi’”. Ed il tale racconta delle alzatacce al mattino per per prendere le consegne: ‘fino a 200 pacchi al giorno – scrive la giornalista dell’AdnKronos – per circa 150 fermate, ’stop’ in gergo, “perché qualcuno, magari, ne ha più d’uno”. Ed il corriere racconta delle folli corse nelle vie della città “altrimenti ci chiamano”, Amazon Prime, previo pagamento promette addirittura la consegna in un’ora anziché 2. Come dicevamo, a dettare i tempi è un ‘algoritmo’ che, spiega ancora il corriere, “non tiene conto dell’imprevisto: il semaforo, il traffico e la macchina che ti si spegne davanti con il ’nonnino’ alla guida. Siamo costretti, spesso, a finire più tardi di 2/3 ore nei giorni più caldi, saltando anche la pausa pranzo di 30 minuti. Come ci arrivi dal Politecnico a Romolo nell’ora di chiusura degli uffici in mezz’ora? Mica volo, ho un furgone, non sono un drone”. Uno sfogo però non condiviso da Amazon dove, ‘interrogati’ in merito dalla cronista, tendono invece a sottolineare che “le persone che consegnano non sono nostri dipendenti perché noi non abbiamo una nostra flotta, ma ci affidiamo a terze parti che fanno questo lavoro. Noi – spiegano ancora da Amazon – abbiamo un centro di distribuzione ad Affori a nord di Milano, dove tu con una App accedi a questo servizio Prime Now e scrivi, per esempio, di aver bisogno d’acqua, pane e latte ’tra le 18 e le 20’, ti arriva a casa e paghi”. Ed indicano l’esempio del magazzino di Rogoredo, dove c’è con Amazon Logistic: “E’ un deposito di smistamento, da cui un altro genere di prodotti – il regalo preso all’ultimo momento, la chitarra elettrica o il tablet – partono e vengono consegnati nell’area meneghina. Quello che noi diamo è un cellulare con un software di navigazione, quello che loro chiamano ’algoritmo’, che ti fa un percorso”. E duqneu precisano che “se non stai nei tempi non succede nulla”, serve solo per “rendere più facile la consegna”. Ma le cose non tsanno proprio così se ci è voluto un intervento sindacale per restituire ‘respiro’ ai dipendenti. Lo spiega il Segretario Generale Filt Cgil di Milano, Luca Stanzione, che davanti al microfono dell’agenzi di stampa AdnKronos afferma: “In Lombardia negli ultimi mesi abbiamo ottenuto migliori condizioni nelle aziende dei drivers che lavorano per Amazon, ora c’è bisogno di aprire una contrattazione sull’algoritmo che regola il lavoro per salvaguardare la professionalità degli occupati, oltre a migliorare il servizio. Amazon non è solo una piattaforma digitale ma una grande azienda con un processo produttivo di cui la casa madre è responsabile e a cui il consumatore guarda con molta attenzione. Per esempio – osserva ancora il sindacalista – affinché venga rispettata la puntualità nelle consegne, è necessario mettere i lavoratori nelle condizioni migliori per svolgere il servizio, andare a piedi in Ztl, con tutte le variabili come il meteo, non è in linea con i ritmi frenetici richiesti dall’azienda”. Stanzione auspica quindi quanto prima l’istituzione di un sistema normativo, capace di garantire ai “grandi soggetti dell’economia telematica di stare nel mercato, pagare le tasse e offrire lavoro di qualità”. Dicevamo del nostro paese, ancora ‘terra di conquista’ per il colosso dell’E-commerce, come nel caso di Passo Corese. E non a caso, annunciandone l’imminente insediamento in sabina, lo scorso gennaio Roy Perticucci vicepresidente italo-americano di Amazon Europa, aveva affermato che “in Italia l’e-commerce è fermo al 5-7% rispetto al 15-20% di Francia e Germania, per questo ci investiamo: crescerà”. E la struttura romana (che ha ‘debuttato’ lo scorso 18 settembre, assumendo 400 persone), “in tre anni arriverà ad occuparne almeno 1200”. Tornando però al corriere ‘aninimo’ (per ovvi motivi), intervistato dalla giornalista Chiara Moretti, come dicevamo – sebbene oggi lavorare sia un miracolo – non però tutte rose e fiori: “lo stress è veramente tanto: abbiamo i minuti contati e non puoi farti una vita perché non hai orari”. Mediamente, in questo caso, lo stipendio si aggira intorno ai 1250 euro netti al mese ma, attenzione, ci sono anche le multe: “A differenza degli altri corrieri – spiega il dipendente – non abbiamo il permesso ZTL o l’ingresso per l’Area C, per questo quando ci tocca entrare, per rispettare i tempi, può capitare che di dover mettere in conto dai 50 ai 100 euro mensili di multe”. Ma, almeno sulla zona C, puntualizzano all’Adnkronos da Amazon, “la paghiamo ai corrieri terzi nell’accordo quadro che noi facciamo, mentre per quanto riguarda la ZTL dovrebbero consegnare, facendo il tratto che manca a piedi”. Che dire, una situazione quella occupazionale che non finisce mai di stupire, e purtroppo in negativo.
    M.