Analisi Tav opera antieconomica

    Dall’analisi dei costi-benefici della Tav spuntano dati che ne delineano un profilo antieconomico. La Torino-Lione lascia perplessi molti degli analisti che, al di là dei valori di crescita occupazionale che la Tav in sé, secondo Confidustria, potrebbe portare, sciorinano elementi attorno a cui i conti non tornano.
    Lo studio della commissione che ha espresso parere negativo sull’opera indica che i costi sarebbero superiori degli introiti di 7-8 miliardi di euro. Le spese per il ripristino (4,2 miliardi) sono state corrette dal ministero ma nelle 79 pagine del dossier si indicano benefici praticamente vacui rispetto alle spese: e questi sono i punti attorno a cui a Bruxelles se ne parlerà abbastanza profusamente.
    Tav troppo costosa e poco remunerativa, quindi?
    Il caos nasce anche dai dubbi circa gli esborsi italiani, francesi ed europei. Per il gruppo Ponti i costi della Tav vanno oltre i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi di euro: il computo si fonda sui costi per la costruzione della tratta internazionale che travalicano la linea dei 9 miliardi di euro (9,6) a cui si dovrebbe sommare il miliardo e settecento milioni dei costi della tratta italiana. Resta inteso che i 9,6 miliardi sono a carico di Italia, Francia e Unione Europea e che la stima definitiva viene generata da un’ipotesi di adeguamento all’inflazione non confrontabile al momento. Gli 8,6 miliardi di costi previsti nel 2012 sono oggi 8,7 miliardi e non 9,6. Se ne deduce che in effetti una disparitò pari ad un miliardo ridurrebbe da 7 a 6 miliardi lo sbilanciamento a favore dei costi. E peraltro, la componente di esborso italiana ammonterebbe a 2,87 miliardi e non ai 6 complessivi. Insomma, alla fine dei conti l’Italia andrebbe a spendere 2,87 più 1,7 miliardi: in tutto 4,6 miliardi di euro. Occorre ancora analizzare a fondo, e dal punto di vista dei conti governativi e delle proiezioni di introiti anche futuribili, se effettivamente la stima della Tav tra costi e benefici, dunque.