ARABIA – LA DOMESTICA INDIANA SI RIBELLA E LE AMPUTANO LA MANO. L’INDIA CHIEDE IL TENTATO OMICIDIO

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    Che volete che sia: una ’cosina’ da niente! Laddove, in barba alle innovazioni tecnologiche e all’invadente opulenza che ne caratterizza l’esagerata agiatezza, troppo spesso in Oriente persiste la deriva di una una logica a dir poco medievale, la punizione fisica è ancora una triste ed orribile realtà. Soprattutto perché, i fatti lo dimostrano, tali barbare usanze evidenziano una logica discriminante e sfacciatamente maschilista. Così, se la domestica (categoria socialmente ’inferiore’), osa ribellarsi denunciando soprusi, maltrattamenti e molestie da parte della famiglia in cui presta servizio, la punizione – e che punizione – è inevitabile. Ad Kasthuri Munirathnam (una donna indiana di 56 anni, capitata in Arabia lasciandosi alle sue spalle le miserie di un villaggio del Tamil Nadu), è stata amputata la mano destra. La notizia, riportata dal giornale The Times of India, ha lasciato di stucco l’intero paese (e dire che anche lì tra stupri, e sacrifici umani troppo ci sarebbe da commentare), al punto tale che Sushma Swaraj, ministro degli Esteri di Nuova Delhi, ha condannato via tweet “l’inaccettabile incidente e il modo brutale in cui la donna indiana è stata trattata“. Una sorta di ’incidente diplomatico’ per il quale dall’India si chiede agli arabi di procedere per tentato omicidio. Il portavoce del ministero degli Esteri, Vikas Swarup, ha tenuto a sottolineare che il suo paese “si batterà perché sia fatta giustizia”. Mentre la domestica, ricoverata in un ospedale di Riad, prosegue non senza angoscia la sua convalescenza, dall’Arabia Saudita non è giunto nessun segnale. Basti pensare che persino Amnesty International ha denunciato le condizioni ’inumane’ alle quali vengono sottoposte le centinaia di indiani che, ogni anno, giungono nel Paesi Arabi sperando di avere vita migliore. Per loro, oltre che il lavoro ’a servizio’ nella famiglie, quando va bene alcuni riescono a ’sistemarsi’ presso cantieri, supermercati, o alberghi ma sempre vivendo, o meglio, subendo trattamenti sicuramente poco piacevoli. 

    Max