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    Bambini e coronavirus: “Non raccontiamogli bugie, aiutiamoli a tenere a bada le paure”

    Di Giacomo Chiuchiolo

    Parola d’ordine: niente bugie. Nemmeno in questo momento, i bambini non ne hanno bisogno. La soluzione giusta è metterli al corrente della situazione, utilizzando linguaggio e concetti adeguati all’età e all’esperienza di ognuno di loro. A spiegarlo a Italiasera.it è Bruna Mazzoncini, psicologa e psicoterapeuta autrice, tra gli altri, del libro ‘Genitori sotto scacco. La relazione con i figli nel rischio evolutivo e nei disturbi del neurosviluppo”.

    Il coronavirus spaventa e costringe a stare in casa, ha rivoluzionato il nostro modo di vivere. Un mondo inedito difficile da far capire ai bambini, costretti a vivere un momento stressante. Per questo nei genitori potrebbero sorgere diversi dubbi: cosa gli dico? Come glielo spiego? Quesiti leciti a cui non è facile dare una risposta, anche se molti sono i consigli e i pareri già apparsi sui media.

    “Non possiamo sperare di eliminare del tutto le loro ansie”

    Il punto chiave secondo Bruna Mazzoncini è uno: “Bisogna informare i bambini, senza dire bugie, ma in rapporto all’età di ognuno di loro e compatibilmente alla loro maturità e al loro sviluppo – ha ribadito a Italiasera.it – Quindi la cosa fondamentale è graduare le informazioni. Dobbiamo spiegare loro la situazione fornendo la verità più vicina alla loro comprensione”.

    Metterli al corrente dell’emergenza facendo sempre riferimento all’esperienza di ognuno di loro: “In base all’età ogni bambino ha una sua rappresentazione della malattia. C’è uno sviluppo della conoscenza anche nella comprensione della malattia stessa. Loro sanno che quando si ammalano non vanno a scuola e devono stare a casa, in questo caso lo fanno non perché malati ma perché potrebbero incontrare qualcuno che lo è. Va capovolto quindi il concetto facendo però sempre riferimento alla loro esperienza”.

    Un modo per avvicinarli alla verità, senza sperare però di eliminare del tutto in loro ansie e paure: “Questo è un concetto importante – spiega ancora Bruna Mazzoncini – Non dobbiamo quindi far finta che vada tutto bene, ma dobbiamo condividere con loro questi sentimenti e quindi contenerli e ridurli, non negarli. L’obiettivo in questo modo è non far sentire il bambino troppo solo, perché a volte noi adulti per proteggerli neghiamo che ci sia un problema rendendoli gli unici preoccupati e addolorati, mentre noi facciamo finta che questi sentimenti non ci appartengano”.

    “E’ importante temporizzare il processo”

    Un altro consiglio utile: “Dobbiamo poi dare loro l’idea che siano attivi in questo processo, sottolineando ad esempio l’importanza di quello che stanno facendo nel fronteggiare la situazione. Dobbiamo fornirgli la percezione che non gli stia capitando qualcosa che non riescono a controllare e che quello che fanno è attivamente utile”. Il tutto fornendogli l’idea che prima o poi tutto questo finirà: “Un altro punto molto importante è temporizzare il processo, cioè far capire loro che questo momento difficile passerà. Perché i bambini non hanno un concetto di tempo come il nostro, è importante quindi ribadire che questa emergenza durerà per un periodo di tempo limitato, a cui seguirà un ritorno alla normalità”.

    Niente scuola e uscite per un po’, ma i modi utili per passare il tempo non mancano: “Mi sento di suggerire di spegnere un po’ la televisione perché il bombardamento mediatico è veramente un aspetto che angoscia non solo i bambini ma anche gli adulti. Il modo migliore per far passare il tempo ai bambini? Dipende dalle risorse a disposizione degli adulti. Inutile dire ad un adulto che non ha mai giocato con un bambino di iniziare a farlo ora ora perché può essere difficile, anche se sarebbe comunque molto utile provarci, e va anche detto che se un bambino si annoia un po’ non è assolutamente un dramma. Si potrebbe però far partecipare il bambino alla quotidianità. Recuperare la semplicità dei gesti quotidiani e la routine delle cose di casa”, conclude Bruna Mazzoncini.