BANKITALIA SULLA CESSIONE DELLE DUE BANCHE VENETE AD INTESA: ’NON CI SARANNO LICENZIAMENTI, ED I CLIENTI NON SUBISCONO ALCUNA CONSEGUENZA DA QUESTO PASSAGGIO’

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    “Non ci saranno licenziamenti”: questo Carmelo Barbagallo, Capo della Vigilanza di Bankitalia, ha tenuto subito a sottolinearlo, commentando delle due banche venete per le quali, “parte dei contributi dello Stato serviranno per accompagnare all’uscita i 4.000 dipendenti coinvolti”. Oggi intanto la Banca d’Italia ha nominato i rispettivi Organi liquidatori della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: per ambedue gli istituti tra i commissari c’è Fabrizio Viola. Per Popolare di Vicenza sono: Claudio Ferrario, Giustino Di Cecco e Fabrizio Viola, e per Veneto Banca Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Fabrizio Viola. Ed “in attuazione delle indicazione ministeriali e con il sostegno dello Stato Italiano – ha comunicato la Banca d’Italia – gli organi liquidatori hanno provveduto alla cessione di attività e passività aziendali a Intesa Sanpaolo che è subentrata nei rapporti delle cedenti con la clientela senza soluzione di continuità. I crediti deteriorati delle Banche, esclusi dalla cessione, saranno successivamente trasferiti a una società a partecipazione pubblica. I diritti degli azionisti e le passività subordinate resteranno in capo alle Liquidazioni”. Come ha poi più volte ribadito Fabio Panetta, vicedirettore generale di Bankitalia: “Quella sulle banche venete è un’operazione necessaria, inevitabile, che ha consentito di evitare uno shock al sistema finanziario e anche all’economia reale, visto che le due banche hanno ventimila piccole e medie imprese come clienti”. Poi Panetta ha illustrato quello che nella sua analisi ritiene un ’secondo elemento chiave’ ovvero, la possibilità di salvare il valore dei crediti deteriorati: grazie all’intervento dello Stato, e in particolare alla Sga del Tesoro, a cui sono destinati i crediti deteriorati e le attività non cedute a Intesa, “si è evitata una cessione quasi scellerata del credito, si farà in modo più paziente e con un vantaggio per lo Stato”. Terzo elemento fondamentale, il pieno rispetto delle norme Ue: l’operazione si svolge “totalmente all’interno delle regole europee”. Sempre da via Nazionale, una nota ha sottolineato che “I clienti non subiscono alcuna conseguenza da questo passaggio: gli uffici e gli sportelli delle Banche, saranno regolarmente aperti e pienamente funzionanti; tutte le operazioni bancarie potranno essere effettuate senza variazioni, ma sotto la responsabilità di Intesa Sanpaolo”.Per quanto riguarda infine il contratto siglato da Intesa Sanpaolo relativo alle banche venete “include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il decreto legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge”. Dal canto suo il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha spiegato che “Era un’operazione necessaria perché a questo punto l’unica alternativa sarebbe stata la risoluzione e la risoluzione comporta l’immediato intervento del fondo di risoluzione interbancario per un ammontare stimato tra i 12 e i 13 mld. L’intervento del fondo interbancario – ha osservato Gros Pietro – interviene attraverso un’immediata messa in carico pro quota di tutte le banche e quindi una decurtazione automatica del loro patrimonio di vigilanza, e questo avrebbe probabilmente messo in difficoltà un certo numero di banche che non avrebbero avuto un patrimonio sufficiente, quindi, il problema si sarebbe ricreato con un effetto domino che invece è stato scongiurato. La seconda urgenza era mettere in sicurezza i risparmiatori. Ci sono più di 20 mld di deposito, più di 10 mld di obbligazioni non subordinate in circolazione e a fronte di questi crediti le banche in questione erano state dichiarate in dissesto da parte della Bce. Chi dice che Intesa è stata avvantaggiata – ha aggiunto il presidente – non ha compreso bene il meccanismo: Intesa prende a suo carico una quantità di debiti, non quelli che ho appena enunciato, e prende a proprio vantaggio la parte sana degli attivi che non è assolutamente sufficiente a pareggiare i passivi che Intesa prende a proprio carico questo è il motivo per cui occorre un intervento dello Stato che non è a vantaggio di Intesa ma è solo a pareggio degli oneri. Questo – sottolinea infine Gros Pietro – è dimostrato dal fatto che Dg Comp europea dice che non c’è distorsione della concorrenza. Se fosse vero come dice qualcuno che viene fatto un regalo a Intesa, che è certamente una banca sana e competitiva, ci sarebbe una distorsione della concorrenza”.
    M.