Brexit: Theresa May torna a Bruxelles per nuovo piano

    Brexit: Theresa May torna a Bruxelles per nuovo piano provando a superare lo stallo Irlanda e le polemiche. Theresa May tenta la strada del nuovo accordo. La May ci riprova e questa volta si auspica risultati del tutto diversi dai precedenti.
    Nel frattempo che la data della Brexit, cioè della uscita del Regno Unito dall’Unione europea si avvicina sempre di più ( il 29 marzo), la premier britannica Theresa May ha in agenda una importante tappa a Bruxelles per un incontro che potrebbe essere strategico e fondamentale con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. Lo scopo della visita della May è chiaramente quello di andare oltre lo stand by sul backstop, il meccanismo vincolante di salvaguardia del confine aperto in Irlanda che viene contestato.
    A dare l’annuncio della visita della May è stato un portavoce di Downing Street, il quale poi ha anche chiarito che la premier May ha una significativa premura di delineare in modo definitivo la strada per superare la situazione attuale.
    A quanto pare le strategie sembrerebbero almeno tre. Il quotidiano inglese The Guardian ha chiarito che per il caso ’backstop’, la soluzione transitoria per regolare i flusso di merci e persone alla frontiera irlandese potrebbe essere quella per cui Londra punterebbe sulla possibilità di una scadenza (fino ad un sostanziale accordo sulle relazioni commerciali Ue-Regno Unito), o, sulla eventualità di non essere obbligata ad un diktat dell’Europa per non applicarlo. E la terza strada? Per ora resta ignota.
    Per la comunità europea l’accordo con il Regno Unito non va assolutamente sottoposto o a una fase di trattative: ma quali saranno gli scenari economici e le conseguenze di ciò? Lo spettro di un divorzio senza accordo, no-deal, potrebbe fare della Brexit uno tsunami da avere effetti tragici specie nel sud-est asiatico con 1,7 milioni di persone che rischiano di essere messe in condizioni di “estrema povertà”. E quanto emerge da una analisi dell’Istituto di Sviluppo tedesco pubblicato dal Guardian; i rischi più alti sarebbero per i 49 paesi in via di sviluppo che hanno stretto con l’Ue l’accordo di libero scambio Eba (Everything but Arms, ‘Tutto tranne le armi’).