BRUXELLES – DIJSSELBLOEM SULLA MANOVRA: ‘IMPOSSIBILE CHIEDERE ORA ALL’ITALIA MISURE AGGIUNTIVE’. MOSCOVICI: ‘L’ITALIA UN PAESE SOLIDO NEL QUALE ABBIAMO PIENA FIDUCIA’

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     “L’Eurogruppo segue semplicemente l’analisi della Commissione, che porta alla conclusione che servono ’significative misure addizionali’. Ma vista la situazione politica,è impossibile chiedere al governo italiano di impegnarsi oggi per queste misure aggiuntive”. Così, da Bruxelles, commentando con i giornalisti il documento programmatico di bilancio 2017 dell’Italia, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.  “Mentre altri ministri nella stanza si sono impegnati ad adottare misure, questo era impossibile da chiedere al nostro collega italiano – ha aggiunto Dijsselbloem – Non sta a me indicare i tempi, sta all’Italia e al presidente italiano delineare quali passi verranno fatti. E’ impossibile per me dirlo. Ma come sempre, se non c’è un governo in carica e si sta aspettando un nuovo governo, anche la Commissione e l’Eurogruppo dovranno aspettare. Il popolo italiano ha votatoe ha detto no, questo è chiaro. Le riforme istituzionali sono importanti per avere un’amministrazione efficiente: un sistema politico ben funzionante è cruciale, se vogliamo modernizzare l’Europa. E non riguarda solo l’Italia – ha spiegato Dijsselbloem – bensì molti Paesi. Ma, naturalmente,qualunque nuovo governo dovrà guardare ancora alla questione della Costituzione e delle possibili riforme costituzionali. Ma non spetta a noi da questo palco decidere su questo”. Ad ogni modo, al termine della riunione di stamani dedicata ai bilanci dei singoli Paesi, l’Eurogruppo ha comunicato di concordare “con la valutazione della Commissione Europea, che il bilancio preventivo dello Stato italiano per il 2017 è a rischio di non rispettare i requisiti del patto di stabilità. Notiamo che, secondo l’ultima valutazione della Commissione, lo sforzo di bilancio strutturale nel 2017 sarà del -0,5% del Pil, mentre a norma del braccio correttivo del patto di stabilità serve un +0,6%. Su quella base,servirebbero significative misure addizionali”. Motivo per cui l’Eurogruppo ha invitato “l’Italia a fare i passi necessari per assicurare che il bilancio 2017 sia rispettoso delle regole del braccio preventivo del patto di stabilità. L’elevato livello del debito in Italia rimane un motivo di preoccupazione. Notiamo anche che una valutazione ex post dell’esecuzione del bilancio, che comprende i costi addizionali connessi alla crisi dei rifugiati, alle misure relative alla sicurezza e ai costi derivanti dai recenti terremoti, potrebbe avere come risultato che l’Italia possa avere una deviazione più piccola, ma comunque ancora significativa, deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”, ha concluso l’Eurogruppo. Già in mattinata Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari Economici, aveva mostrato vicinanza edinteresse per la vicenda italiana: “E’ un Paese solido, con autorità solide e hopiena fiducia nel fatto che l’Italia potrà far fronte alla situazione”. Moscovici non ha dubbi, ed affidando il suo commento sulle dimissioni del premier Renzi nel corso di un’intervista  su France 2, Moscovici ha tenuto  a sottolineare che l’Italia “èestremamente stabile, è una grande economia, è un Paese molto impegnato in Europa”, ha aggiunto, pur parlando di una ’instabilità politica’ testimoniata dai numerosi cambiamenti di governi dal dopoguerra. Guadagnando poi l’ingresso alla riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, il Commissario europeo per gli Affari Economici ha tenuto a ribadire: “Apprezziamo la dignità di Matteo Renzie anche il fatto che il suo governo ha lavorato per più anni a delle riforme economiche, sociali e politiche importanti, di cui l’Italia aveva bisogno. Ora ho piena fiducia nelle autorità italiane, perché gestiscano questa situazione, che riguarda l’Italia. E’ un Paese solido e nel quale abbiamo fiducia”. Dal fronte tedesco, una prima dichiarazione della cancelliera Merkel è un attestato di stima nei confronti di Renzi, e la convinzione del senso di responsabilità degli italiani a lavorare nel proseguo dei rapporti in ambito Ue.

    M.