Caso Siri. Di Maio chiede le dimissioni, la Lega lo difende

    L’accusa di corruzione rivolta al sottosegretario Armando Siri è il caso del giorno: una vera bomba ad orologeria per la Regione Sicilia, con un inquietante giro di mazzette che emerge sempre di più, ora dopo ora, dalle indagini dei due filoni di Roma e Palermo. Parallelamente, nelle stanze del potere il caso finisce per essere l’ennesimo terreno di scontro fra le due anime del governo, Lega e Movimento 5 stelle.

    Caso Siri, la difesa di Lega e Salvini

    “Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti. Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so”. Questi i primi commenti del sottosegretario Armando Siri (Lega), dopo aver appreso di essere indagato per corruzione dalla procura di Roma in relazione all’inchiesta palermitana. “Sicuramente non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”. E ancora: “Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette” ha dichiarato in una nota il sottosegretario Armando Siri. “Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo”, ha detto il senatore della Lega. Sulla vicenda è intervenuto prontamente il vicepremier M5s, Luigi Di Maio, chiedendo le dimissioni di Siri. “Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita. Non so se Salvini sia d’accordo con questa mia linea intransigente, ma è mio dovere tutelare il governo e l’integrità delle istituzioni”, ha specificato Di Maio. “Un sottosegretario indagato per fatti legati alla mafia è un fatto grave. Non è più una questione tecnica giuridica ma morale e politica. Va bene rispettare i tre gradi di giudizio, ma qui la questione è morale. Ma se i fatti dovessero essere questi è chiaro che Siri dovrebbe dimettersi”.
    Diversa la posizione invece della Lega, partito con il quale Siri è entrato in Senato. Il Carroccio ha confermato “piena fiducia nel sottosegretario Armando Siri, nella sua correttezza. L’auspicio è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra”. Una posizione rinforzata poi Matteo Salvini: “L’ho sentito oggi, l’ha letto dai giornali, è assurdo. Lo conosco, lo stimo, non ho dubbio alcuno, peraltro stiamo parlando di qualcosa che non è finito neanche nel Def. Siri non si deve dimettere. C’è solo un’iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte. Non ho mai chiesto di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinquestelle quando anch’essi sono stati indagati”.