Cina, inquinamento atmosferico danneggia le industrie

    Tutti sono consapevoli che un inquinamento continuo è nocivo per la salute, pochi invece che una cattiva qualità dell’aria diminuisce la produttività, danneggiando oltre che i lavoratori, anche le imprese. Una analisi condotta dagli economisti della National University of Singapore (Nus) e resa pubblica su Economic Journal: Applied Economics  ha testimoniato infatti che la portata produttiva degli operai di varie industrie tessili cinesi, una nella regione di Henan e l’altra di Jiangsu, diminuisce dell’1% quando, per via di un aumento dei dati di inquinamento, la concentrazione di polveri sottili (PM2.5) nel posto di lavoro cresce di 10 microgrammi per metro cubo per 25 giorni di seguito. Dopo varie trafile burocratiche che hanno richiesto un anno di lavoro – come hanno sostenuto – gli esperti dello studio hanno ottenuto la concessione di poter verificare i dati sull’ inquinamento dell’aria nei complessi industriali. E siccome in entrambe le aziende la paga dei dipendenti è calcolata in base alla quantità di manufatti prodotti, che vengono quindi conteggiati ad uno ad uno quotidianamente, i ricercatori hanno potuto collegare con semplicità le pezze di tessuto lavorate, cioè la produttività, con l’esposizione alle PM2.5. Le polveri fini, quelle con diametro sotto i 2,5 micron, sono un buon parametro della gravità dell’inquinamento atmosferico: si parla di particelle di natura organica o inorganica liquide o solide che per il solo fatto di essere piccole possono addentrarsi nella parte più profonda dell’apparato respiratorio fino ad introdursi nei vasi capillari, trasportando svariati contenuti tossici, tipo metalli, solfati, nitrati e composti organici volatili. La maggior parte degli abitanti dei Paesi tecnologicamente avanzati sottostà a concentrazioni di particolato sottili ritenute pericolose dalle autorità sanitarie mondiali e da quelle delle singole nazioni. Nelle due fabbriche cinesi visionate in termini  di livelli di inquinamento cambiavano significativamente di giorno in giorno, ma sostanzialmente si tenevano su stime decisamente alte. In uno dei due capannoni industriali la concentrazione di PM2,5 raggiungeva una quantità pari a circa sette volte la soglia ultima stabilita dall’Epa, l’Agenzia Usa per la protezione dell’ambiente.