CON L’ANNUNCIO DEL GOVERNO DELL’AVVIO DI UN APPOSITO PIANO, AL VIA RICOLLOCAMENTO PER I 1.666 LAVORATORI ROMANI LICENZIATI DA ALMAVIVA

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    Finalmente una buona notizia che può cancellare lo stress dell’estenuante trattativa che nei mesi scorsi aveva indotto i 1.666 lavoratori romani licenziati da Almaviva, quasi a perdere le speranze circa il loro futuro. Il governo ha infatti annunciato che metterà in campo circa 8 milioni di euro per cercare di ricollocarli tutti. Un intervento articolato e complesso che prevede tre diversi strumenti di incentivazione per una somma da investire su ogni lavoratore licenziato fino a 15mila euro: alle società che formeranno il lavoratore andranno fino a 2mila euro;alle società di collocamento ma solo nel caso di esito positivo del percorso, un assegno di ricollocazione fino a 5mila euro; e alle aziende che assumeranno lo stesso lavoratore, rigorosamente con contratto a tempo indeterminato, fino a 8mila euro. I disoccupati, invece, continueranno ad usufruire, per tutto il percorso di ricerca di lavoro, della Naspi. Un ‘masterplan’ frutto  dall’azione condotta all’unisono tra il Ministero del Lavoro, il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Lazio, e l’Anpal – al suo debutto sulle politiche attive – che seguiranno da vicino l’intervento in tutte le sue fasi. In alternativa, sono previsti anche incentivi per l’autoimpego, che prevede fino a 18mila euro per lavoratore, 15mila sul capitale, e 3mila per il percorso di accompagnamento all’autoimprenditorialità,oltre a risorse per la ricollocazione degli over 60,fino a 10mila euro a testa per l’accompagno verso un lavoro di pubblica utilità. Esclusivamente per questo caso, sarà il governo a farsi carico del peso dell’assegno di ricollocazione (pari ad 8 milioni di euro), anticipando le risorse che il fondo europeo Feg rimborserà in un secondo tempo.“Un fondo pienamente capiente per tutti”, come hanno tenuto a garantire più sia il ministro del Lavoro (Giuliano Poletti), che il collega del Mise (Carlo Calenda), che oggi hanno presentato l’iniziativa. Dal canto suo, tramite il presidente di Anpal, la nuova agenzia sulle politiche attive, guidata da Maurizio Del Conte, rassicura: “lo stanziamento complessivo coprirà tutto”. Le restanti risorse invec, spiega iol governatore Nicola Zingaretti, le impegnerà sempre su fondi europei, la Regione Lazio: “Apriremo 5 sportelli dedicati ai lavoratori coinvolti nella vertenza Almaviva. Il meccanismo è complesso ma abbiamo messo in campo strumenti per non lasciare sole le persone”. Dal 6 marzo prossimo dunque per i 1666 lavoratori che beneficeranno, per tutto il percorso di ricerca del lavoro, della Naspi, potrebbe aprirsi una prospettiva di impiego. L’accesso ai programmi disegnati dal governo sarà comunque del tutto volontario ma nel caso l’appuntamento è già stato fissato per il 6 marzo prossimo per una prima panoramica sulle possibilità di impiego e di impegno.Dal 9 al 16 aprile invece, secondo il ruolino di marcia messo a punto dal governo, inizieranno i colloqui individuali. I lavoratori saranno poi formati e quindi indirizzati “in base alla domanda che emergerà dal territorio” verso impieghi in linea con la loro preparazione. La proposta di lavoro che gli sarà girata dovrà perciò essere “congrua” e in linea con le competenze e il salario dell’esperienza precedente. Attenzione però: il lavoratore che rifiuterà l’occupazione propostagli perderà il diritto all’indennità di disoccupazione. Eccole quindi le tanto declamate politiche attive, vanto del governo Renzi, però mai decollate anche in virtù del NO al referendum costituzionale che ne ha impedito l’accentramento nelle mani dell’esecutivo con cui affiancare agli ammortizzatori sociali interventi per il ripristino dell’occupabilità del lavoratore. “E’ unainiziativa impegnativa”, ha aggiunto il ministro Poletti, che in merito all’epilogo dell’odissea dei lavoratori romani di Alamaviva ha tenuto a ribadire: “le istituzioni in tutta la vicenda hanno fatto tutto quello che era nelle loro possibilità per evitare l’epitaffio finale. L’esito non è stato quello che avremmo voluto e non resta altra strada che non le politiche attive. E’ questo il migliore utilizzo possibile dei lavoratori con gli strumenti che abbiamo per migliorare la loro situazione”.