Home ATTUALITÀ Coronavirus, scuole ancora chiuse: ipotesi proroga, ma fino a quando?

    Coronavirus, scuole ancora chiuse: ipotesi proroga, ma fino a quando?

    Scuole chiuse fino al prossimo 15 marzo, quindi per due settimane. Questo uno dei punti cardine del Decreto Legge emanato pochi giorni fa per contenere l’emergenza coronavirus. Dagli asili alle università, anche le laure a porte chiuse o addirittura in streaming: la chiusura prevede ogni ordine scolastico e potrebbe essere prolungata.

    Da più parti infatti si sta facendo largo l’ipotesi di una proroga della chiusura delle scuole, che potrebbe prolungarsi per un altro mese, o più. Questo perché secondo gli esperti per toccare con mano un reale contenimento dell’epidemia è necessario un tempo più lungo di regole restrittive che impediscano al virus di diffondersi.

    Ogni previsione a 14 giorni

    “I nuovi dati mettono apprensione, le misure di contenimento attuate sono serie ed elogiate all’estero, ogni previsione può essere fatta al massimo a quattordici giorni”, questo l’appello del viceministro della Salute Giampaolo Sileri.

    Le scuole delle zone rosse come Codogno sono consapevoli che le scuole non rimarranno chiuse per poco tempo, come ha affermato Cecilia Cugini, la preside di un istituto comprensivo della zona: “Siamo consapevoli che non torneremo a fare lezioni tra dieci giorni. Nei primi tempi ci siamo mossi disordinatamente pensando al breve periodo, ora abbiamo compreso che potremmo andare avanti in emergenza almeno per un altro mese e abbiamo cambiato strategia. Ci stiamo attrezzando per offrire videolezioni registrate, i nostri studenti potranno andarle a rivedere”.

    Ha proseguito: “Vorremmo creare un archivio per i docenti, piattaforme leggere e registrazioni di qualità. Giorno dopo giorno comprendiamo che le cose andranno avanti ancora un po’. Lo capiamo da piccole cose, leggendo i giornali, guardando la tv. Devo dire che noi presidi e docenti siamo dispiaciuti perché non stiamo raggiungendo tutti i nostri alunni. Non tutti hanno a casa un pc e ci sono figli di stranieri che non hanno ancora avuto le credenziali d’accesso al registro elettronico. A questi portiamo il materiale a domicilio, in bicicletta. Materiale cartaceo”, ha concluso.