Home POLITICA ECONOMIA Corte dei Conti: “Una manovra espansiva ma con riserva”

Corte dei Conti: “Una manovra espansiva ma con riserva”

Pur senza sbilanciarsi, mantenendo i toni di un’analisi tecnicamente equilibrata, la Corte dei Conti ‘legge’ la situazione economica del nostro Paese dove – contrariamente a quanto ipotizzato nel Def dello scorso aprile – al di là di uno scenario più positivo relativo ai tassi di interesse, attualmente “appare fragile ed esposta a rischi, nel breve come nel medio termine”. Questo almeno è quanto si legge all’interno della ‘Programmazione dei controlli e delle analisi della Corte dei Conti per l’anno 2020’, in un contesto economico dove “il disegno di politica di bilancio prefigurato nella manovra sembra ispirato, per l’intero triennio 2020-2022, ad un orientamento tendenzialmente espansivo. Nonostante il miglioramento del quadro tendenziale, infatti, soprattutto per la minore spesa per interessi (l’indebitamento scenderebbe all’1,4 per cento del Pil nel 2020 rispetto al 2 per cento del Def e l’avanzo primario crescerebbe di 3 decimi di punto nel 2020 sempre rispetto al Def) continua a risultare determinante l’aumento delle imposte indirette legato alle ‘clausole di salvaguardia’. Al netto delle clausole – spiegano i magistrati contabili – il disavanzo si pone di poco al di sotto del 3 per cento e le scelte operate con la legge di bilancio per il 2019 assottigliano ancora i margini di manovra per nuovi interventi“.

I consumi delle famiglie sono in decelerazione

Premesse che certo lasciano intravedere altri futuri sforzi da parte del governo nell’ambito dei conti pubblici in quanti, prosegue l’analisi, “La situazione economica è caratterizzata dalle crescenti incertezze che pesano sul quadro macroeconomico internazionale, anche per l’acuirsi delle pressioni protezionistiche, che si traducono in un deciso rallentamento delle principali economie europee. A riflesso di una negativa dinamica del commercio internazionale (con il volume degli scambi che nella prima metà dell’anno si è contratto dell’1,4 per cento in termini tendenziali) e di un sensibile rallentamento delle attività nell’Area dell’euro, la crescita è rimasta debole. Le prospettive dell’economia italiana, già largamente al di sotto della media europea, ne risentono ulteriormente“. Oltretutto, scrivono ancora gli esperti, “Le difficoltà interessano ampi comparti della domanda aggregata e in particolare le componenti interne. I consumi delle famiglie sono in decelerazione, nonostante l’ancora buona intonazione del mercato del lavoro e il benefico effetto che la bassa inflazione esercita sul reddito disponibile reale”.

Gli investimenti sono ‘vivaci’ ma non basta

Per quel che riguarda nello specifico gli investimenti, “pur mostrando una maggiore vivacità, non sembrano nel complesso in condizione di dare un impulso adeguato all’esigenza sempre più vitale di aumentare lo stock di capitale della nostra economia. Le insufficienti aspettative di domanda inducono le imprese a ridimensionare i piani di produzione e decumulare le scorte di magazzino. Il rallentamento – si legge ancora – deriva, innanzitutto, dalle difficoltà dell’industria manifatturiera su cui più pesano le incertezze che ancora permangono sul disegno da perseguire nel medio termine per adeguati investimenti in ricerca e innovazione, istruzione e formazione di capitale umano, infrastrutture e salvaguardia del territorio, energie rinnovabili e green economy. Mitiga l’insoddisfacente dinamica della domanda interna – spiega ancora la Corte dei Conti – l’andamento della bilancia commerciale, con le esportazioni nette che, stando agli ultimi dati disponibili, continuano a fornire un contributo positivo, ma sono fortemente esposte agli effetti delle guerre commerciali in corso e ai fattori di rischio geopolitico“. Dunque, come risposta alle aree critiche interne al quadro economico “il disegno di politica di bilancio prefigurato nella manovra sembra ispirato, per l’intero triennio 2020-2022, ad un orientamento tendenzialmente espansivo”.
Infine il documento spiega che “Nelle valutazioni del governo, gli stimoli derivanti dalla disattivazione delle clausole di salvaguardia, da un’iniziale riduzione del cuneo fiscale e dal sostegno degli investimenti, sarebbero in grado di portare il tasso programmatico di sviluppo allo 0,6 per cento nel 2020 e all’1 per cento nel 2021 e 2022. Oltre alla revisione in senso peggiorativo dell’obiettivo di indebitamento (dall’1,4 al 2,2 per cento del Pil, con un seppur lieve peggioramento anche del saldo strutturale) – conclude infine la nota – per il finanziamento degli interventi si prevedono misure di razionalizzazione della spesa pubblica; interventi di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali; una riduzione delle spese fiscali, nuove imposte ambientali e altre misure fiscali”.
Max