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Covid, le terapie intensive continuano a riempirsi, l’appello dei rianimatori: “Vaccinatevi ed usate le precauzioni”

Come riferito stamane dall’Istituto superiore di Sanità, l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), avrebbe riferito che, almeno al 2 dicembre, oltre  che ad osservare “una maggiore incidenza di casi diagnosticati nella popolazione non vaccinata”, nelle ultime settimane le terapie intensive hanno visto crescere il numero dei pazienti ricoverati.

Nello specifico, si legge nel comunicato dell’Iss, al 2 dicembre, ben quattro regioni, i pazienti Covid hanno superato la soglia critica del 10% dell’occupazione di posti nelle terapie intensive: in Friuli (15%), in Umbria (11%), in Veneto (11%), e nella Provincia autonoma di Bolzano (14%).

Il presidente degli anestesisti e rianimatori: “La nostra maggiore preoccupazione sono le altre patologie”

Intanto, a rappresentanza della ‘categoria’, testimonia il presidente del Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva), Antonino Giarratano, che in vista del Natale “siamo con il fiato sospeso, ma non per i numeri assoluti dei possibili ricoverati con infezione da Sars- Cov- 2. La nostra maggiore preoccupazione sono le altre patologie in una stagione in cui comunque la situazione è tradizionalmente problematica anche senza pandemia“.

Il presidente degli anestesisti e rianimatori: “Grazie ai vaccini non temiamo come come quella dello scorso anno”

Giarratano tiene infatti a rimarcare che “Non temiamo assolutamente, grazie ai vaccini, un’ondata come quella che abbiamo vissuto lo scorso anno. Non abbiamo problemi a garantire cure a chi si ammala a causa del virus, se non arriva una nuova variante in grado di bruciare vaccino. Avremo però problemi nella misura in cui questi malati occupano posti ai pazienti non Covid, anche in termini di letti bloccati. E, al momento, non possiamo sapere di che numeri si tratta”.

Il presidente degli anestesisti e rianimatori: “Si sottovalutare l’impatto che il Covid ha sul non Covid”

Dunque, aggiunge ancora il presidente del Siaarti, “I medici delle terapie intensive attendono, quindi, di capire di quanto il contagio crescerà, di quanto cresceranno i ricoveri e soprattutto quanto, in conseguenza di questo, avrà riflesso sulle altre patologie che necessitano della rianimazione perché, essendo tutto aperto rispetto al recente passato, ci sono anche più rischi: i politraumi, i pazienti con riacutizzazioni dell’influenza (che sono tanti), le vittime di incidenti stradali ecc. Una situazione con la quale ci siamo sempre dovuti confrontare in questa stagione”. Quindi ci preoccupa la possibilità, rimarca Giarratano, che “Tutti questi pazienti  troveranno un numero inferiore di letti disponibili, non solo perché occupati dai pazienti Covid ma anche perché una parte dei posti resta bloccata per i casi di infezione pandemica”. Ad ogni modo, conclude lo specialista, ”Riteniamo che, seppure bisogna parlare ancora di contagio perché la pandemia non è finita, si continua a sottovalutare l’impatto che il Covid ha sul non Covid“.

Terapie intensive di Padova: “La decisa accelerazione del numero di infezioni ci sta portando al limite”

A testimoniare la gravità della situazione all’interno delle rianimazioni dell’Azienda Ospedaliera padovana, è il responsabile Ivo Tiberio: ”Ormai siamo al limite: nella terapia intensiva centrale abbiamo 18 ricoverati su 18 posti letto, nella seconda terapia intensiva alll’ospedale Sant’Antonio, che abbiano dovuto aprire nei giorni scorsi visto l’aumento dei ricoveri, abbiamo 14 posti occupati su 18. Il tasso di occupazione si è alzato in quest’ultima settimana, a causa della decisa accelerazione del numero di infezioni“.

Terapie intensive di Padova: “Per effetto dei vaccino, il numero di ricoveri è decisamente inferiore all’anno scorso”

“Nell’ultima settimana – prosegue il responsabile delle terapie intensive di Padova – abbiamo ricoverato 15-20 persone, per questo siamo in costante contatto con la task force della Direzione dell’Azienda Ospedaliera per decidere se sarà necessario un nuovo adeguamento di posti in rianimazione, anche se non c’è dubbio che per effetto dei vaccino, il numero di ricoveri è decisamente inferiore a quello dell’anno scorso: il vaccino è l’unico vero argine all’infezione, e i numeri lo testimoniano: ad oggi nella terapia intensiva centrale abbiamo 13 ricoverati su 18 non vaccinati, mentre al Sant’Antonio sono 13 su 14 i non vaccinati”.

Terapie intensive di Padova: “Spesso alla mancanza del vaccino si aggiunge anche quella delle protezioni”

Entrando poi nei particolari relativi ai pazienti ricoverati, spiega il Prof. Ivo Tiberio, “La maggioranza dei ricoverati ha tra i 50 e i 60 anni, ma abbiamo anche 40enni e pazienti ancor più giovani che non hanno altre patologie, ricoverati in rianimazione solo a causa del Covid: molti di loro dopo due-tre settimane di ricovero in terapia intensiva, ne escono molto provati, e capiscono di aver sbagliato a non vaccinarsi. Purtroppo, molti di loro sono stati strumentalizzati: così la loro paura nel vaccino si è trasformata in mancanza di fiducia causata da ideologie sbagliate. E così, alla mancanza del vaccino si aggiunge spesso anche la mancanza di protezione. E’ quindi necessario far capire a tutti che il vaccino, assieme alle norme igieniche, sono l’unica arma contro il Covid. Solo così potremo guardare con un po’ di ottimismo al prossimo Natale“.

Milano, il direttore della rianimazione del Policlinico: “Aiutateci: andate a vaccinarvi”

Per la Lombardia è invece il direttore del dipartimento di Uoc Anestesia-Rianimazione del Policlinico di Milano, Antonio Pesenti, a tracciare un quadro sul fronte delle terapie intensive e dell’aumento dei letti occupati da pazienti Covid, esordendo che “c’è una situazione a cui bisogna rispondere. Se siamo preoccupati? Il futuro non cambia se ci preoccupiamo o no. Più che preoccuparci dobbiamo occuparci del problema. Il numero di ricoverati nelle terapie intensive della regione sta salendo a una velocità più o meno costante. Rispetto alle precedenti ondate questa risalita è più lenta. Da intensivista penso che ad oggi la cosa più importante sia la terza dose di vaccino anti-Covid. Su questo mi sento di dire alle persone: aiutateci. Invito tutti quelli che possono, chi si avvicina ai 5 mesi trascorsi dalla seconda dose, a prenotarla. La terza dose la dobbiamo fare più in fretta possibile”.

Milano: il direttore della rianimazione del Policlinico: “Ogni  giorno abbiamo 5-7 letti in più”

Ovviamente, a fronte del crescente aumento dei posti letto nelle terapie intensive della regione, ciò che la Lombardia maggiormente teme, è il rischio di finire liqui a poco in zona gialla. Come spiega infatti ancor il Dott. Pesenti, “tutti i giorni il bilancio cresce di 5-7 letti in più occupati da casi Covid. Vediamo quando smette questo aumento. Non so dire quando succederà, non riesco a prevederlo“.

Milano: il direttore della rianimazione del Policlinico: “Subito terza dose e poi mascherina, distanziamento, ecc.”

Ciò che ora preme di più allo specialista, è di rimarcare quanto i cittadini possono e debbono fare, cercando così di evitare per tempo l’emergenza: “Abbiamo ormai visto che il vaccino funziona. Ha una durata limitata nel tempo, pensavamo fosse più lunga, ma fra varianti e fattori vari abbiamo visto che dura qualche mese. Quindi la terza dose va fatta in tempi rapidi. Le cose più importanti sono sempre le stesse: distanziamenti, mascherine, lavarsi le mani, e soprattutto vaccinarsi”.

Milano: il direttore della rianimazione del Policlinico: “L’Omicron? Ne sappiamo ancora poco…”

Quanto ed eventuali ‘complicanze’ conseguenti all’avvento della  variante Omicron, il direttore delle rianimazioni del Policlinico di Milano precisa che, ”A parte gli allarmi dell’Organizzazione mondiale della sanità, nessuno ha dei numeri”. Dunque pagina il medico, “Bisognerà che qualcuno tiri fuori qualche numero, dicendo se i malati sono più gravi, se i vaccinati resistono di più. Dobbiamo ancora capire cosa è questa variante Omicron. Intanto andiamo avanti“.

Il primario dell’Ospedale di Catanzaro: “Visti i numeri, c’è una certa preoccupazione. Urge cambiare mentalità”

Ma lo stato di ‘allerta’ circa un’eventuale aumento fuori controllo dei letti posti per Covid nelle rianimazioni, non è una possibilità che tiene sulle spine soltanto i rinnovatori del Nord ma, anche quelli del Sud. E’ il caso del primario Malattie infettive dell’ospedale ‘Pugliese’ di Catanzaro, Lucio Cosco il quale, conferma che, ”Visti i numeri, c’è una certa preoccupazione. Fortunatamente l’aumento dei contagi riguarda i soggetti più giovani, che notoriamente vanno meno incontro al ricovero, e questo vale anche per i vaccinati. Però se non si cambia passo, se non si cambia mentalità, non ne veniamo più fuori“.

Il primario dell’Ospedale di Catanzaro, “Non mi preoccupa il Natale mai i morti: contano i vaccini e le precauzioni”

Riguardo cosa si aspetta, se teme una recrudescenza di ricoveri in vista delle festività natalizie, il Prof. Cosco ammette che “Non so se passeremo un brutto Natale, spero di no, sicuramente non come quello dell’anno scorso. Ma ciò che mi preoccupa non è tanto come passeremo il Natale, mi interessa poco, a me interessano i malati e i morti. Io mi aspetto che tutti quanti comincino a ragionare in maniera seria, vaccinandosi e usando sempre le solite precauzioni. Bisogna mettere la testa a posto, e allora non avremo problemi, altrimenti non possiamo prendercela con nessuno o lamentarci“.

Max