D’ALEMA, FRAGILE PERCHE’ SCONTA L’APPANNAMENTO DELLE CULTURE FONDATIVE

    Il Pd fatica a crescere perché non ha portato fino in fondo il recupero e la rielaborazione delle idee delle culture che lo hanno costituito. E’ l’opinione espressa da Massimo D’Alema, alla presentazione del libro di Salvatore Biasco “Ripensando il capitalismo. La crisi economica e il futuro della sinistra”. “Non c’è politica -ha premesso D’Alema- senza un forte e orgoglioso senso della propria identità”. “Questo è stato il nostro problema conclusivo, ossia che si potesse rifondare una forza democratica di centro sinistra in Italia, solo attraverso un’operazione di appannamento degli elementi identitari, anziché compiere uno sforzo -molto più difficile ma necessario- di ripensare e rielaborare le diverse radici culturali del Pd”. E’ mancata, “la capacità -ha continuato l’ex deputato democratico- di riannodare i fili, di ripensare ciò che è vivo e ciò che è morto nelle tradizioni culturali comuniste, cattoliche, socialiste e cosa vi è di comune tra di loro”. “L’idea che si potesse semplicemente fare un punto e a capo -ha osservato ancora D’Alema- e che la nuova identità fosse quella dei ’nativi democratici’ come se chi era nato comunista o democristiano fosse materiale da rottamare, questo è stato un errore e da questo errore è derivata una certa fragilità dalla quale, tuttavia, si può sempre porre rimedio. Io sono un ottimista per natura”. In un’epoca in cui si continua ad agire su scala globale, di fronte ai fallimenti del neoliberismo e ai limiti del capitalismo, la sinistra non può ragionare vagheggiando schemi e idee del ’900. “Non sono così drammaticamente pessimista. Non c’è dubbio -ha affermato D’Alema- che abbiamo conosciuto la sconfitta della sinistra ma è anche vero che la quantità di problemi di contraddizioni, di conflitti del nuovo capitalismo ha generato – e non solo in Occidente – è tale da restituire alla sinistra un ruolo, una funzione”. “Se la sinistra non si illude di tornare a modelli irrevocabilmente entrati in crisi, se mantiene uno sguardo molto alto che continua a considerare il progetto di costruzione dell’Europa il fulcro dell’organizzazione dei rapporti economici, dei compromessi monetari e di un commercio mondiale che non può non tenere conto della necessità di tutelare i diritti, credo allora -ha concluso- che sia molto spazio per una generazione che voglia misurarsi su questi temi”.