Danneggiata l’automobile di un ragazzo, insultato perché napoletano – di Marco Harmina

    È accaduto venerdì, nel tardo pomeriggio romano, in un parcheggio del colosso internazionale per la mobilia, Ikea, “Anagnina”. Erano circa le 18.30 quando il ragazzo in questione, che preferisce mantenere l’anonimato, si è recato presso il centro commerciale per acquistare alcuni prodotti. Finito il tour, torna alla propria vettura, posa le compere in macchina, quindi a parcheggiare il carrello nella postazione riservata al loro deposito. Ad un tratto uno scoppio. Istintivamente cerca di capire da dove provenisse un tale rumore e riesce ad intravedere una persona che si allontana dalla sua macchina per entrare rapidamente in un’altra già in moto, sua complice. Ma non è finita qui. Scappando, con il coraggio che si riserva ai vigliacchi, arriva l’accusa: “napoletano di m…”.

    L’automobile vittima dell’atto ha riportato la totale rottura del lunotto posteriore. Secondo il pensiero del proprietario di quest’ultima, gli aggressori sono riusciti a capire la sua provenienza da un piccolo adesivo attaccato sulla carrozzeria che indicava una città partenopea. Ma ecco la sua dichiarazione: “Se ho avuto paura? No, ho mantenuto i nervi saldi fortunatamente. So che è stato un episodio perché qui mi trovo molto bene, mi sono sentito ben accetto fin dal primo giorno ed ho conosciuto persone genuine, con dei sani principi. Spesso ci ritroviamo a giocare a calcio insieme, nel rispetto dell’avversario”.

    Tutto ciò va a mescolarsi con l’astio che abbraccia, sottolinea, marca e marchia il rapporto tra la città di Roma e quella di Napoli. Una relazione logorata dalla rivalità calcistica nata alla fine degli anni ’80, per un gesto dell’ombrello, che ha poi trovato il suo punto più basso con la morte di Ciro Esposito durante la finale di Coppa Italia disputata tra Napoli e Fiorentina, proprio allo stadio Olimpico il 3 maggio 2014.

    È un gesto da condannare, come qualsiasi atto di violenza, di terrorismo, di bullismo nonché di vandalismo. Non importa la motivazione per cui lo si fa, interessa il gesto stesso. È inaccettabile ed inconcepibile che in una società moderna occidentale, appartenente all’Unione Europea un ragazzo che si separa dalla propria terra, dalla propria famiglia e, in un momento di crisi, non solo economica, decide coraggiosamente di venire a studiare nella Capitale, lavorando per permettersi di pagare gli studi stessi, non solo il vitto e l’alloggio, sia da ammirare. È intollerabile che debba pagare i danni riportati alla propria macchina nonché esser stato beffato anche con un insulto che non vuol dire niente, totalmente fuori luogo.

    Questo è capitato nel parcheggio di uno dei colossi mondiali di questa economia, portatore di certi valori precisi che si respirano appena si varca la soglia del negozio, gli stessi che fanno forte la propria nazione natia, la Svezia; però, invece di prendere esempio, di captare certi messaggi subliminali, si preferisce rimanere ancorati ad una certa cultura per cui ad una persona viene spaccata la macchina solo per il suo accento. Ricordando Bologna, in cui le motivazioni erano differenti che nulla c’entrano con questo caso, sembrano questi gesti di ripiego per sfogare la propria rabbia. “Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. Aspettando Massimo D’Azeglio.