Di Battista in Tv: critiche su Africa e economia

    Di Battista si è aggiunto, anzi, ha in qualche modo introdotto il tema Africa ed economia ’coloniale’, che in queste ore sta tenendo banco a livello diplomatico tra Italia e Francia.
    Dopo la decisione da parte da parte del ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, di convocare l’ambasciatore italiano, Teresa Castaldo in seguito alle«affermazioni inaccettabili e inutili» espresse dalle «autorità italiane» sul tema Africa ed economica, si è accesa la polemica a livello internazionale. Ad introdurre il tema sui controversi rapporti tra Francia ed Africa era in qualche modo stato proprio Di Battista. Un argomento, quello legato agli equilibri economici ed alle influenze francesi in Africa a cui il Movimento 5 Stelle è particolarmente legato.
    Ed era appunto stato Alessandro Di Battista, nell’intervista a ’Che tempo che fa a parlare dell’argomento. «Se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa, non potremo mai risolvere veramente il problema», aveva detto Di Battista. «Attualmente la Francia, nei pressi di Lione, stampa la moneta utilizzata in 14 Paesi africani, quasi tutti Paesi della zona subsahariana. I quali non soltanto utilizzano una moneta stampata dalla Francia, ma per mantenere il tasso fisso, prima con il franco francese e oggi con l’euro, sono costretti a versare circa il 50% dei loro denari in un conto corrente gestito dal Tesoro francese. Conto corrente con il quale viene finanziata una piccola parte del debito pubblico francese, ovvero circa lo 0,5%». E ancora: «Ma soprattutto la Francia, attraverso il controllo geopolitico di quell’area, dove vivono 200 milioni persone che utilizzano banconote e monete stampate in Francia, gestisce la sovranità di interi paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive. Fino a quando non si ’strappera» questa banconota, che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa. Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perchè se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell’Africa”.