Disuguaglianza sociale, pubblicato rapporto istat 2018

    Una miriade di numeri che consentono una lettura della situazione economica e sociale del Paese giunge stamane con l’uscita del rapporto Istat su situazioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie. “La crescita del reddito reale nel 2016 è associata, diversamente da quanto osservato nell’anno precedente, a una riduzione della disuguaglianza”, dichiara l’Istat. Il rapporto Istat dice che il reddito equivalente del 20% più povero degli Italiani è infatti lievitato del 7,7% in dati reali a differenza del 2015, mentre le entrate del 20% più ricco sono cresciute dell’1,9%. I più abbienti hanno un reddito maggiore di 5,9 volte a differenza dei meno abbienti (era 6,3 volte). La forbice, che si è allargata durante la crisi, rimane più ampia per chi ha cospicue entrate (-14,3% dal 2009).Nel 2017 l’Istat ha previsto che il 28,9% delle persone residenti nel nostro Paese sia a rischio di povertà o di esclusione sociale secondo i termini europei, un cambiamento favorevole a differenza del 2016 (30,0%). Dentro a questo gruppo risulta pressoche’ immutato al 20,3% il numero di persone a rischio di povertà (era 20,6% nell’anno precedente) mentre in visibile diminuzione gli individui che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come anche coloro che convivono in nuclei dove i membri non hanno, o quasi, un’occupazione (11,8%, da 12,8%).Il costo del lavoro è risultato all’incirca pari a 32.154 euro all’anno, quindi invariato rispetto al 2015. Il cuneo fiscale e contributivo e’ stato uguale al 45,7% del costo del lavoro, in lieve diminuzione rispetto agli anni passati (46,0% nel 2015, 46,2% nel 2014). Nel 2016 il lavoro dipendente è stato in media la fonte di reddito individuale con gli standard più alti: 17.370 euro circa, contro una media di 15.460 euro per il lavoro autonomo e poco più di 14.665 euro per i redditi delle pensioni. Nel 2016 si prevede che le famiglie in Italia abbiano ricevuto introiti neti pari in media a 30.595 euro, circa 2.550 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è diseguale, la maggioranza dei nuclei abitativi ha ottenuto un reddito inferiore all’importo medio.